venerdì 20 novembre 2020

La buona notte


Questo è uno dei libri più belli che ho letto quest'anno. Uno stile così tagliente ed elegante non lo vedevo da tempo. E' il racconto senza filtri di una mente turbata, quella di un killer professionista che si strugge per la demenza senile del padre, che ammazza su commissione e litiga con le badanti che si susseguono, che si rifiutano di assistere troppo a lungo un caso così disperato. Il protagonista è un uomo traumatizzato, senza nome, dotato di una spiccata (in)sensibilità, un filosofo noir, un esteta. I suoi pensieri sono puri ed elevati, fa un lavoro deprecabile ma è uno che pensa, a differenza della moltitudine di persone che lo circonda. La storia è divisa in capitoli che mi hanno fatto pensare, complice anche il titolo, alle favole della buona notte. Anche se sono favole al contrario, di quelle che fanno fare gli incubi. Ogni racconto sconvolge per la spietatezza e l'acume del protagonista che affascina e spaventa, come le onde del mare viste dalla spiaggia, su cui spesso si ritrova a camminare. Il protagonista è l'infelicità fatta persona con una sua coerenza. A tratti viene da dargli ragione, fai il tifo per lui, è un assassino ma pensi che faccia bene a comportarsi così. In fondo è il suo lavoro, i committenti sono altri, sono loro i veri assassini. In alcuni punti sorprende, ti aspetti una cosa e invece ne fa un'altra, in altri commuove. Il finale è scioccante. Che dire, un gioiellino da non perdersi. Un giro sulle montagne russe di un luna park dell'orrore. Cupo, noir, come piace a me :-)

lunedì 16 novembre 2020

14 novembre 2010 - 14 novembre 2020


 

Ieri è stata la giornata della gentilezza ma le persone sbagliano tutto, figurati le date. La gentilezza io la festeggio oggi, il giorno del tuo secondo compleanno. Quello in cui hai lasciato questo mondo, 10 anni fa.

10 anni, c'è da impazzire. Per fortuna la mente a volte perde lucidità, fa somigliare ai sogni ciò che è reale, e uno continua a vivere senza eccessivi segni di squilibrio. Se realizzassi che non ci sei più da 10 anni camminerei al contrario, metterei la mascherina sui piedi, parlerei ai lampioni.
Miki, mia gentile amica, non sei più qui ma a volte mi abbracci nel dormiveglia. I tuoi occhi scuri fanno capolino tra le nuvole quando il cielo è grigio da troppi giorni e io non ne posso più. La vita è stata ingiusta con te ma tu sorridi, con quel tuo modo unico, con la bontà che piove a catinelle, luminosa, candida. Oggi avresti 46 anni e io mi consolo con il solito, idiota pensiero: il tuo bellissimo viso non ha conosciuto il decadimento, la mezza età, la vecchiaia. So che mi prenderesti a schiaffi, avresti voluto diventare vecchia anche tu - certo, con classe - vedere tua figlia crescere, lo sai che quando sono triste dico stronzate e sono 10 anni che mi ripeto questa cantilena, che ti paragono a Marilyn o a Lady Diana, morte alla tua stessa età, come se la cosa potesse consolarci.
Mi manchi sempre, oggi un po' di più 😢

domenica 8 novembre 2020

Tre camere a Manhattan

 

(Libro mezzo mangiato dal mio cane...)

Ho scelto di leggere questo libro per fare una pausa di leggerezza tra due capolavori. Ed è stato questo, un libro di passaggio, niente di che. Il mio terzo Simenon dopo La camera azzurra e L'uomo che guardava passare i treni. Forse il meno bello, però carino, dai. Forse mi aspettavo più Manhattan e meno love story, comunque un viaggio piacevole. Non lo rileggerei ma sono felice di averlo letto.

Bel-Ami

 

Ho anestetizzato la rabbia per questo giorno tragico con la lettura di questo gioiellino. Un romanzo dell'Ottocento che mi ha divertito come pochi altri. Duroy, uomo senza orgoglio, ridicolo e spregiudicato, raggiunge i suoi obiettivi nei modi più assurdi. Una commedia parigina che fa trascorrere qualche ora piacevole, perfetto in un periodo così strambo! Un romanzo che incolla, incuriosisce e stupisce, fa ridere e arrabbiare, fa pensare. Lo consiglio 

😊

The body

 

Ormai i libri che danno da leggere a Giorgia hanno la precedenza su quelli in lista, nella mia luuuunga lista, poi un King

😁
Il racconto è molto bello, un esercizio di stile e storia di amicizia che ha gettato le basi per il suo capolavoro che è IT. Almeno la sensazione è quella. Mi è sembrato un po' prematuro per i 12 anni di Giorgia, anche se mi sembra una buona età per il battesimo di King 😁 La storia scivola, un'avventura all'inferno scritta come solo lui sa fare. Che viaggio inaspettato! Grazie Prof 😁

Tenera è la notte

 


Che meraviglia, un libro che è una carezza ai pensieri. La storia è semplice e toccante, sorella del grande Gatsby ma a mio avviso più profonda e malinconica: una coppia apparentemente perfetta che si sfalda (mi ha ricordato una serie TV che ho amato, Mad Men) l'alcol e l'infelicita che vanno a braccetto e distruggono la vita. La malattia mentale di Nicole, che pensavo più centrale, è invece molto marginale. Al centro c'è il tema più caro a Fitzgerald, la dolcevita che purtroppo dura quanto la giovinezza. Un soffio leggero, ed è subito sera.

Stupendo

L'amica geniale


 Concluso ieri. Mi incuriosiva da un po', ma non ho mai avuto il coraggio di prenderlo dagli scaffali del supermercato in cui lo mettevano pure in offerta e spendere quasi 20€, e nemmeno 15, quando, appunto, era scontato. Mi incuriosiva ma diffido sempre dai prodotti spinti così tanto, e ho fatto bene a non comprarlo. L'ho letto adesso perché me l'hanno prestato, la mia coscienza è a posto. La lettura è semplice e scorrevole, la storia non annoia, per carità. Ma ci ho trovato qualcosa di artificioso. Come se non fosse un prodotto dell'anima di qualcuno, un libro per me dev'essere un'opera d'arte e qui l'arte non c'è. Più volte, durante la lettura, ho pensato che fosse stato scritto da uno o più ghostwriter, come quei libri dei personaggi famosi, tipo la Hunziker, firmati da loro ma scritti chiaramente da qualcun altro. La storia c'è, è piacevole, ambientato in una città che amo - Napoli - in un periodo storico che mi ha sempre affascinato, il secondo dopoguerra. C'è la povertà, l'amicizia, la violenza. È un libro facile da leggere - va giù come una bibita fresca d'estate - ma ha un retrogusto fastidioso, che sa di presa per i fondelli. È una storia studiata a tavolino, affidata a mani esperte, un po' come una serie TV ben riuscita che però alla fine non ti lascia dentro niente. Come una musica suonata da un computer, non so, io preferisco la musica suonata dalle persone. Magari mi sbaglio. Non so se proseguirò col secondo, che ho ricevuto sempre in prestito. Magari non subito 

😁


Opinioni di un clown

 


Lo dissero una volta di "Alla fine dei sogni": evapora tristezza. Ed è quello che penso di questo libro, lo si legge col magone. La storia in fondo è semplice, è la critica di un clown alla società dell'epoca così ipocrita e bigotta. Di nuovo la figura del clown mi affascina oltremodo. Avevo sentito dire dei comici che nascondono dietro un sorriso dipinto la più profonda malinconia, forse è proprio così. Non potrò più vedere un pagliaccio senza commuovermi.

(Questo libro è stato rapito dal vento durante un piccolo uragano in spiaggia a Marotta a luglio del 2020. Madre Natura, ottima scelta)

La fine dell'eternità

 


Finalmente un bel libro di fantascienza. Ho deciso di leggerlo dopo che un utente di Wattapad disse che 
Rapita - storia di un viaggio nel tempo
 gli aveva ricordato proprio questo libro. Ne fui lusingata pur non avendolo letto e devo dire che leggendolo ho trovato dei tratti comuni. Sarà che quando ci si imbatte nei viaggi nel tempo alcune riflessioni diventano fondamentali per non cadere nel paradosso. Tornando al libro l'ho trovato delizioso, mi ha fatto fantasticare un po', allontanare col pensiero da questo periodo di grandi incertezze e preoccupazioni. Vedermi da lontano e dall'alto, mi aiuta sempre a ridimensionare tutto. La conclusione cui sono giunta è 
che comunque, qualunque cosa accada, nessuno mi toglierà mai da questo spazio e da questo tempo, che esiterà finché esisterà il mondo. D'altronde l'eternità è finita per lasciare spazio all'infinito!
Buona lettura a tutti ❣️

Il vangelo secondo Gesù Cristo

 


Questo è il vangelo più bello che abbia mai letto. I fatti, gira e rigira, sono sempre quelli: Betlemme, la grotta, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, la crocifissione. Ma Maria è madre di dieci figli, Giuseppe non si perdona di aver salvato il suo neonato da Erode e non aver pensato a quelli degli altri, Lazzaro non risorge e Giuda non tradisce; Dio e il Diavolo sono due facce della stessa medaglia e Gesù è un ribelle. Sceglie come compagna una prostituta poco più giovane di sua madre (che maltratta) e prova a disobbedire a quel Dio ingiusto che sacrifica migliaia di vite per imporre la propria gloria. Insomma, un vangelo scritto da un uomo che parla di un uomo, l'indiscusso e infelice figlio di Dio, morto sulla croce per... mica l'ho capito per che cosa

😂
Finale sconvolgente, storia scritta - che ve lo dico a fare - come solo un Re della letteratura sa fare. Consigliatissimo! #recensione #saramago #ilvangelosecondogesùcristo 

giovedì 18 giugno 2020

IoScrittore 2020 - I giudizi

Ho partecipato anche quest'anno all'IoScrittore, devo dire di aver ricevuto giudizi più che lusinghieri che mi spingono a concludere il romanzo che parla della mia adorata zia. Che ho scritto per lei, per omaggiare la sua vita e la sua dolce presenza nella mia. Il romanzo parte dalla tragica decisione finale per ripercorrere, in un ricordo, il suo inizio fatto di sogni, di sorrisi - nonostante la guerra in cui ha vissuto i primi nove anni - degni di una gioia di vivere prorompente, che ha tramandato a me e alla mia piccola Giorgia - molte delusioni e, alla fine, la sua tragica fine. Quando era in vita le avevo promesso che avrei scritto un libro su di lei, sulla depressione che la opprimeva da venticinque anni, segno, secondo me, di un'esistenza destinata alla guerra ma vissuta nella pace. Il senso del libro è proprio questo, un suggerimento a seguire la propria indole più che i propri desideri. Se sei nata farfalla non puoi vivere come un rinoceronte; se sei nata per correre e lottare non puoi permetterti una noiosa vita sedentaria. Se sei nata coraggiosa, non puoi vivere nella paura. Anche perché poi il coraggio viene fuori tutto insieme, ed esplode come nel peggiore (o nel migliore) dei finali, quello che ha regalato al libro che parla di lei.

Chi ha scritto i giudizi ha letto solo le prime 25.000 battute, se avessero letto il finale (che in tutti i miei libri è il pezzo forte, in questo credo di essermi superata) sarei passata senz'altro alla fase finale. Ma meglio così, non avrò fretta di sistemare il corpo del libro in un mese, mi darò almeno un altro anno in cui lo arricchirò, lo rimpolperò - tendo sempre di più a essere cruda e scarna - lo renderò un romanzo storico con la M (di Maria)  maiuscola :-)

Ed ecco i giudizi:



·       1.  SINOSSI: semplicemente, quella presentata non è una sinossi. Non mi è quindi possibile valutare la trama, l'intreccio o altro. Mi sorge il sospetto, però, che ci si trovi davanti a una black box (l'impossibilità di far morire l'io narrante, in quanto appunto non potrebbe narrare). INCIPIT: scritto molto bene, scorrevole e piacevole alla lettura. Qualche sbavatura (come "il ché" e piccole incertezze di punteggiatura, tra cui forse un eccessivo utilizzo del punto e virgola), ma davvero inezie. L'ho trovato interessante, di sicuro mi piacerebbe continuare la lettura. Peccato per la mancanza della sinossi, che non mi permette di valutare al meglio, come vorrei. Do comunque un 6 di sufficienza alla trama, perché quello che ho letto mi ha convinta di potermi trovare di fronte a un romanzo interessante. Brava.
·     2.    L'idea di una donna di 82 anni che decide di suicidarsi è interessante dal punto di vista narrativo. Forse andava sviluppata con maggiore respiro: raccontare meglio l'oggi, con più tempo e sfumature, invece di tuffarsi immediatamente nel ricordo del passato. Il racconto dell'infanzia e della prima adolescenza mi è parso poco originale e un po' affrettato. Il tono della narrazione è incalzante, i personaggi sono delineati a sufficienza ma si poteva fare meglio. Il testo, nella vicenda e nel tono, mi ha ricordato l'opera di Giovanni Verga, autore che però non amo.
·    3.     Incipit promettente. Il personaggio fa innamorare il lettore dal principio, abbracciando affetto immediato per la sua età avanzata. La sua fuga nell'infanzia fa vivere il lettore in prima persona la breve durata di una vita, ormai agli sgoccioli. Riguardo l'ambientazione avrei voluto sapere qualcosa di più su Palermo ai tempi della guerra. La scrittura incalzante cattura fin dall'inizio. Il ritmo è ben definito, ma ci si perde un attimo nella comparsa di numerosi nuovi personaggi.
·       4.  la sinossi è breve ma come si suol dire intensa, conferisce quel giusto schock da iniettare la voglia di sapere perchè... La narrazione è scorrevole anche se non entusiasma. Di fatto siamo di fornte alla classica storia raccontata in prima persona. La forma grammaticale è corretta e piacevole. Nel complesso è un'opera discreta.
·     5.    La trama di Maria è coinvolgente e la protagonista è interessante. Non immagino come possa trasformarsi dalla ragazza piena di vita e tranquilla alla vecchia signora maniaca del controllo e dell'organizzazione, ma sono curiosa di scoprirne la metamorfosi. La descrizione del mondo rurale siciliano coglie lo spirito dell'epoca e così anche i pensieri. In particolare i commenti della protagonista fatti col "senno del poi" sono originali e precisi. Forse i dialoghi sono un po' marcati in senso macchiettistico, ma sarebbe sufficiente qualche piccolo aggiustamento. Nel complesso la lettura è scorrevole e sarebbe bello se mantenesse queste caratteristiche anche nel seguito della narrazione.
·     6.    Un'opera cruda, che non adopera mezzi termini per raccontare una storia dalle radici profonde, come quelle della terra in cui si svolge. Il lessico utilizzato è volutamente freddo ed efficace, ed espone al lettore la psiche di una donna ormai anziana che ha vissuto numerose fratture e, nonostante ciò, ha portato con sé ogni battaglia persa come un fardello, spinta da un senso di rivalsa e, forse, una speranza ancora non del tutto svanita. Non è semplice affrontare certe tematiche, soprattutto se esse prendono vita nella mente di una signora anziana. Il suicidio non è una tematica comune, ad una certa età. Tralasciando qualche errore di battitura, il ritmo incalzante e tagliente dell'opera (almeno fino a questo punto) cattura il lettore all'interno di un mondo che appare curioso ma spietato. Le occasioni perse, l'adolescenza repressa troppo precocemente a favore di un bisogno di crescere in fretta per prendersi onere di responsabilità troppo grandi per una singola persona, sembrano essere il fulcro attorno a cui ruotano tutte le vicende. Le conseguenze di tali vicissitudini non possono che portare ad un tragico epilogo. I periodi corti ed efficaci contribuiscono a creare una danza di sentimenti contrastanti e repentini all'interno del lettore, lasciandolo di ghiaccio nei momenti salienti della narrazione. Se ne avessi la possibilità, leggerei sicuramente fino in fondo un tale sforzo letterario.
·    7.     Lo scritto si lascia leggere in modo scorrevole; la punteggiatura non è sempre corretta e alcuni errori (distrazioni o convinzioni?) emergono qua e là, come a pagina 3 vedo anziché vado in palestra, a pagina 6 era anziché le ragazze erano, lupara sguainata anziché spianata, a pagina 15 ché è accentato ma non significa perché. Ma il carattere predominante, al procedere della lettura, è il senso di mestizia che avvolge ogni pagina. L’ironia è assente, non esiste una minima concessione all’ilarità. È solo tragedia. C’è da domandarsi come abbia fatto la protagonista, Maria, a raggiungere la veneranda età di 82 anni in una vita costellata di errori! Questo dolore colpisce, perché si accumula, non è espiato, non si sublima. Pur nella buona accuratezza grammaticale e attenzione alla psicologia dei personaggi (che risultano molto credibili, facilmente inquadrabili e riconoscibili), il racconto che Maria traccia della propria vita in prima persona schiaccia il lettore, lo atterra, gli toglie il respiro e non gli lascia speranza.
·    8.     Mi è piaciuto moltissimo leggere le prime pagine di "Maria". Ecco finalmente un autore che scrive con passione, cura e attenzione ai dettagli.Grammatica, punteggiatura e sintassi ineccepibili.Ho trovato il testo molto ben curato, presentato con gusto squisito.Una scrittura elegante e delicata, accurata sul profilo storico e minuziosa nel descrivere i particolari che danno lustro alla storia. Il linguaggio è semplice, tuttavia scorre piacevolmente, è come leggere le pagine di un diario scritto con l'intento di tramandarlo in futuro a occhi attenti e a un cuore sensibile.Il mio giudizio è positivo.Questo libro merita di essere seriamente preso in considerazione.
·    9.     Datemi questo romanzo! Lo devo leggere! Di tutti gli incipit che ho letto, rimane il migliore: ben scritto, scorrevole, con un ottimo ritmo narrativo, una profondità pressoché perfetta, personaggi vividi e ben congegnati che si muovono in un’ambientazione ricostruita a dovere, teatro ottimale di una vicenda che promette una lettura avvincente. Ho amato queste pagine, non mi capita spesso. L’autrice è riuscita a catturare la mia attenzione sin dalle prime righe. Possiede la capacità di mostrare ciò che scrive, rendendo tutto reale e assolutamente credibile. Una costruzione ben fatta, si sviluppa senza cali di tensione narrativa, accresce il desiderio di proseguire nella lettura una pagina dopo l’altra. Ho notato alcuni refusi ed errori di pochissimo conto, che sono certa sarebbero rilevati e corretti in una rilettura. Lo stile è pulito, senza fronzoli, molto efficace. Ti fa entrare nella storia, ti avvolge e non ti lascia più. La trama (molto scarna) non mi aveva impressionata in modo particolare, per cui, non sapendo come evolverà la storia (a eccezione dell’epilogo, dichiarato da subito) è l’unico aspetto che purtroppo non sono in grado di giudicare con un punteggio pieno. Peccato!Per il resto, non ho molto da aggiungere, promuovo questo lavoro a pieni voti!
10. L’incipit ha una partenza lenta, non invogliante. La pecca principale è la totale assenza di ritmo narrativo. L’autrice usa la struttura dell’autobiografia o della memorialistica, ma lo fa con stile piatto, elencando eventi senza mostrare lo svolgersi delle scene e saltando da un evento all’altro senza un ordine logico o di collegamento narrativo. La prima parte del testo è prevalentemente composta da lunghe descrizioni, forse tipiche del genere a cui si è ispirata, ma non proprie del romanzo. Risulta quindi molto difficile identificare una vera e propria trama o un suo abbozzo. Si percepisce un miglioramento solo verso la metà circa, dal capitolo quattro e questo mi fa ben sperare per il proseguo. Da quel punto si inizia a vedere il delinearsi della trama. Lo stesso discorso vale per i personaggi. All’inizio la protagonista si racconta, ma non mostra molto di sé e delle sue azioni, si sa cosa pensa perché lo”dice” descrivendolo, ma non emerge nulla di specifico e di distinguibile sul personaggio e di conseguenza non se ne percepisce la forza, così come per gli altri. Anche qui c’è un cambiamento dal capitolo quattro, molto risicato, ma che può far sperare per il resto del romanzo, dato che la sua psicologia e il suo carattere iniziano a diventare evidenti. Giudicare l’originalità e più complicato visto questa alternanza e anche in questo caso il giudizio e spaccato a metà. La grammatica e l’ortografia sono molto buone. Nel complesso, dato l’evolversi in positivo dei vari elementi dell’incipit, voglio dare fiducia a questa storia

lunedì 8 giugno 2020

Un incantevole aprile





Ho letto questo eBook, regalatomi da un bravo editore, Fazi, nella sua campagna intitolata "Solidarietà digitale" per confortare i lettori nel terribile periodo di quarantena. Mi sono fidata e non mi sono pentita!
Il racconto è un omaggio alla bellezza dell'Italia: quattro donne inglesi lasciano il cupo inverno londinese, le loro vite tristi e monotone, per trascorrere un mese in Italia in un castello Medioevale nella splendida Liguria. La bellezza cosa fa? Lenisce le ferite, rallegra le loro vite, con semplicità le rende FELICI!
La Von Armin non è tra le mie autrici preferite, la trovo sempre molto semplice, a tratti ingenua, ma quando l'ho letto avevo più che altro bisogno di freschezza. A leggerla sembra di vedere i giardini fioriti che descrive con amore - capisco perché la chiamassero Elizabeth dei giardini - e i profumi arrivano fino a noi, anche se il mio gelsomino è fiorito e il sole qui non manca. Immagino che effetto debba produrre questo libro sugli inglesi!
W la lettura, W la nostra bella Italia 😊

Cristo si è fermato a Eboli


Qualche giorno fa ho notato questo testo nella mia libreria. Non sapevo neanche di averlo. Credo sia di quelli arrivati da un'amica di Giorgio che, non potendo tenere la montagna di libri lasciatile in eredità da sua madre defunta, li ha donati a noi, facendoci un regalo pazzesco. Levi mi ha chiamato e io ho obbedito: ho iniziato a leggerlo senza sapere cosa aspettarmi. E dire che la scuola elementare frequentata quarant'anni fa era intitolata proprio a Carlo Levi, e io non sapevo niente di lui. Possibile che alle medie e alle superiori non ci abbiano suggerito di leggere un simile capolavoro? O non ci abbiano almeno raccontato la grandezza di quest'uomo, pittore, politico e scrittore eccelso. Io avrei letto almeno una parte del libro ai miei alunni delle elementari, se avessi insegnato alla Levi. Parla tanto di bambini questo romanzo. Di giovani e adulti che abitano un luogo dimenticato da Dio, infatti Cristo si è fermato a Eboli. Non ha proseguito più a sud, in quelle terre affascinanti e tetre, in cui i contadini non si sentono trattati da "cristiani" ma da bestie, vivono in condizioni disumane, dividono la loro casa con gli animali, lavorano campi sterili a quattro ore di cammino da casa, sono affamati e malarici, i loro figli hanno le pance gonfie e le gambette sottili. Lo stato li tassa, li dimentica, i loro medici sono medicaciucci e i bambini che muoiono senza essere stati battezzati diventano dispettosi monachicchi. Magia e realtà si mescolano in questo ricordo preciso di Levi, di quando fu confinato in Basilicata e si innamorò di quei posti e di quella gente. Una terra così lontana dalla sua Torino bene, in cui medici e farmacisti non sanno neanche cosa sia uno stetoscopio. Il libro è di una bellezza incredibile, sembra un dipinto. Da leggere assolutamente, anche se credo che la maggior parte di voi l'abbia già fatto, non sarete tutti lenti come me che scopro una simile perla della narrativa italiana a 45 anni suonati. Chi lo ha letto lo rilegga! Dio, che capolavoro.

giovedì 7 maggio 2020

Le relazioni pericolose



Ho scaricato questo eBook un paio di estati fa quando, leggendo un altro libro, credo la Lentezza, veniva citato dall'autore. Mi incuriosì e Giorgio disse che l'aveva letto ai tempi del militare e gli era piaciuto.
Non so, è molto particolare il fatto che la storia sia scritta attraverso uno scambio di lettere. L'unico romanzo epistolare che avevo letto era stato "Che tu sia per me il coltello" e non mi era dispiaciuto. Questo non saprei... il racconto non mi dice nulla, scritto a metà del 1700 racconta di questi libertini e libertine ricchi cui l'unico interesse è il sesso e gli intrallazzi amorosi. Una telenovela all'antica che, a parte qualche frase che fa riflettere, non mi ha dato molto. Lo consiglierei per l'originalità del suo genere e la riflessione finale: l'intelligenza non ci proteggerà dalle tentazioni terrene tantomeno ci consolerà quando tutto finirà male.
Incoraggiante!

PS: Mi suggeriscono di guardare il film. Quello dell'88 con un cast stellare. Provvederò al più presto :-)

lunedì 20 aprile 2020

Day 9. Diario di viaggio in California: Route 66

La mattina in cui abbiamo lasciato Joshua Tree eravamo davvero eccitati. Avremmo percorso oltre 500 Km per raggiungere il nostro hotel a un centinaio di chilometri dal Grand Canyon. Avevamo scelto di appoggiarci a Williams, una delle più belle cittadine sulla route 66, in posizione comoda per raggiungere il versante Sud del Grand Canyon (nel 2002 ero stata nella parte Nord).
Siamo partiti sempre con calma, dopo una bella colazione in hotel, e ci siamo lanciati in quel deserto rovente. Non ho mai apprezzato tanto l'aria condizionata come in quel momento. Più ci allontanavamo da Joshua Tree più aumentava la temperatura. Non so esattamente quanti gradi ci fossero perché sull'auto la temperatura era indicata in fahrenheit  ma oscillavano tra i 90 e i 100, e secondo me erano tanti, abbondantemente sopra i 40 centigradi.
La prima cosa che ci ha colpito è stata il nulla. Queste strade immerse in paesaggi desertici sconfinati. In lontananza, di tanto in tanto, si vedevano dei piccoli agglomerati urbani, segnalati dalla presenza sulla strada di cassette della posta allineate.


Dopo un paio d'ore arriviamo ad Amboy, vediamo il cartello e ci chiediamo dove sia. Il paese è rappresentato da un distributore di carburante, accanto a quattro casette bianche, in pieno deserto. C'è un cancello son su scritto "school" ma, se di una scuola si tratta, è chiaramente abbandonata. Al distributore c'è un raduno di motociclisti, uno di loro cade facendo manovra ma si rialza prontamente. Noi scendiamo dall'auto per fare la prima foto sulla Route 66 ma torniamo presto in auto. Dire che c'è un caldo infernale è poco. Un caldo che stordisce e fa sognare l'inverno.












Lasciamo Amboy tramortiti dal caldo e sorpresi, perché la città non è una città ma un accampamento nel deserto, e ci dirigiamo verso Oatman, la prossima tappa sulla route 66, in cui speriamo di trovare un posto per mangiare.
La strada si addentra sempre più nel deserto dell'Arizona, lentamente inizia a salire; dopo circa un'ora in cui veniamo superati da diverse moto, per lo più bellissime Harley Davidson guidate da centauri sbrindellati, senza casco - forse per il caldo - arriviamo in un paesino pieno di moto e asinelli. E' Oatman! Un paesino piccolissimo sulla route 66 in cui gli asini girano liberamente tra le persone, e ci sono anche negozietti country e saloon.







Pranziamo in un saloon a Oakman, paradiso degli asini e dei motociclisti, e poi riprendiamo il nostro lungo cammino verso Williams, attraversando valichi di montagna, osservando treni merci lunghi centinaia di vagoni, e attraversando città - se così si possono definire - come Kingman e Seligman, tutte sulla route 66 e abbastanza anonime.



Arriviamo a Williams verso le sette di sera. Il motel, un American Best Value in perfetto stile americano, si trova sulla route 66; parcheggiamo davanti alla porta, la stanza è confortevole e il letto comodissimo. Non mi sento molto bene, forse per la stanchezza, il viaggio è stato lungo ed emozionante e poi scopriamo per caso che quella città, un po' più grande delle precedenti, si trova a duemila metri d'altezza. Non si vedono montagne né strapiombi e questo non ci ha fatto rendere conto di trovarci così in alto. La sera bevo un tè verde e vado a letto sperando che la notte passi in fretta, non vedo l'ora di visitare il Grand Canyon!



L'ombra dello scorpione




All'inizio della quarantena, quando ero ancora spaesata ed euforica, ho scelto di leggere un libro che mi sembrava adatto al periodo, che in qualche modo esorcizzasse la paura della superinfluenza. Non pensavo ci avrebbe piegati in questo modo, che avrebbe ucciso amici, familiari, così, ridendoci su, ho iniziato a leggere un libro del Re intitolato L'Ombra dello scorpione. Uno dei suoi migliori, lungo più di mille pagine, di cui avevo letto una buona metà molti anni fa ma che avevo sospeso a malincuore perché ci vuole tempo per un libro del genere e io di tempo non ne avevo. Così, circa quaranta giorni fa - pensavo che la quarantena durasse quaranta giorni ma qua ci stiamo spostando sui sessanta, la sessantena - ho scaricato la versione digitale (leggo principalmente da sdraiata e faccio fatica con i volumi pesanti) e ho ricominciato da capo.
C'è un uomo che fugge nella notte, scappa da un centro in cui stanno mettendo a punto un virus letale che sfugge ai controlli. E lui, anziché rimanere lì e soccombere insieme agli altri scienziati, pur sapendo di essere spacciato, raccoglie sua moglie e sua figlia e scappa, diffondendo il virus - Captain Trips - uccidendo di fatto il 99% della popolazione mondiale. Questo è solo l'inquietante inizio, poi King ci offre la storie di personaggi meravigliosi, cui ci si affeziona (o si detestano) e diventano i tuoi migliori amici (o nemici), le cui vite confluiscono in uno dei due punti di raccolta dei superstiti: a Est, la zona del Bene, a Ovest (casualmente Las Vegas 😂) la zona dominata da un esilarante uomo nero: il male. Ci sarebbe così tanto da dire, ma non voglio spoilerare, anche se il libro è del '90 (una prima versione era stata pubblicata nel '75, ha la mia età!) quindi penso che molti di voi la conoscano.
Che viaggio ragazzi.

Ciao Pino!


Il 9 aprile ci ha lasciati mio cugino Pino. Un ragazzo di 70 anni buono, generoso, allegro. Un Trapani cocciuto che è diventato nonno senza diventare vecchio. Pino era un uomo forte, in gamba, non sapeva stare con le mani in mano. Dopo una vita di lavoro si era messo a produrre miele, a installare zanzariere, e questo è quel poco che so. Ho assaggiato il suo delizioso miele al matrimonio di sua figlia, dieci mesi fa, e le sue zanzariere sono qui a casa mia, indistruttibili, da anni, ma chissà quante altre cose sapeva fare. Pino era un uomo sano e vivace. Aveva una gran voglia di vivere e lo avrebbe fatto a lungo, avrebbe girato l'altra metà del mondo e trascorso dolci estati sulle sue amate colline romagnole, nella casa che fu di suo padre, mio zio Ignazio, e sua madre, la mia adorata zia Sasà. Penso a quella casa, al panorama delle colline e piango. Da piccola ci rifugiavamo spesso a Cesena con la mia famiglia, ricordo le grandi tavolate piene di siciliani con accento romagnolo a mangiare una bestia che zio Ignazio aveva sacrificato per l'occasione, e a bere il vino dei suoi vigneti, mentre noi bambini giocavamo tra le viti, la stalla, le altalene appese agli alberi, i frutteti. Ho rivissuto quei ricordi l'estate scorsa, quando ho trascorso una serata su quei colli e il cibo era buono e io non ero più figlia ma madre, e lui era più che padre, era nonno. E c'erano i suoi nipoti che giocavano con le mie figlie, e sua moglie mi mostrava le foto di un tempo. Piangevamo zia Maria e oggi piangiamo lui, Pino, un ragazzo di 70 anni ucciso da un virus. L'intera famiglia si è unita per sostenerlo, siamo tanti e ognuno pregava e sperava come poteva in questi giorni di agonia. Non è bastato. Con grande dispiacere abbraccio da lontano sua moglie, i suoi due figli, i suoi nipotini che hanno l'età delle mie figlie, i suoi fratelli e sorelle, e i loro figli. Non doveva andare così  Spero che dall'altra parte abbia trovato l'altrettanto nutrito gruppo della famiglia che ci ha preceduto: i suoi genitori, sua sorella Rosa, nostro cugino Giacomo, i figli delle sue sorelle, Giancarlo e Andrea, il nostro angelo: zia Maria, gli zii, i nostri nonni Rosa e Francesco.
Nonno Francesco non l'ho mai conosciuto, è morto molto prima che io nascessi, ma mi è sempre sembrato di vederlo nell'azzurro intenso dei suoi occhi.
Spero che lassù stiano festeggiando il suo arrivo. Pino ha smesso di soffrire e adesso è con loro, nella luce dei giusti, delle persone per bene che quando lasciano questo mondo lasciano un vuoto immenso.



giovedì 5 marzo 2020

Incubo Coronavirus



Ecco l'emblema di questa crisi inaspettata, di quella che la Germania chiama pandemia globale e che ha travolto Milano.
Quella che vedete, dall'altro lato della Martesana, è l'Enjoy. Una delle strutture sportive che sono un orgoglio per Milano, un'eccellenza a livello nazionale, un faro sulla Martesana, un punto di riferimento che non sapevo di avere e che oggi rivendica il suo valore. Stasera le sue luci erano spente, così come quelle del campo di rugby accanto. Il buio che emana è lo stesso che inizio ad avvertire dentro. Milano è una città magnifica, non penso di averla mai amata tanto. Il modo in cui sta affrontando questo tsunami mi commuove. Imponente e inerme, di fronte a una cosa che nessuno poteva prevedere, Milano rallenta. Non si ferma, perché la gente che la anima non sa stare con le mani in mano, ma spegne le luci. Attende in silenzio che questo momento passi.
Negli ultimi anni mi sono accorta di amare le cose oltre che le persone. Le città hanno un'anima immensa, nel buio si percepisce di più.
Lo racconterò ai miei nipoti e loro rideranno, ma che momenti ragazzi.

lunedì 2 marzo 2020

La banda dei brocchi



Le vacanze forzate sono pur sempre vacanze - a breve scriverò un articolo sul Coronavirus a Milano - e ricorderò questa prima (e spero ultima) settimana di isolamento con questo capolavoro. Il mio primo Coe, un autore dalla prosa e l'ironia perfetta. Un libro che non ha nessun calo, ogni pagina è piena e interessante, la storia è molto articolata e tuttavia armoniosa. Uno spaccato dell'Inghilterra degli anni settanta, in cui le famiglie hanno molti problemi e i figli hanno gli stessi problemi di tutti gli adolescenti: sogni, malinconie, cuori spezzati. In tutto questo sono inserite le lotte sindacali e di classe di quei tempi, gli attentati dell'Ira e altri episodi di cronaca che, uniti alla vita di questi ragazzi e delle loro famiglie, inchiodano il lettore negli affascinanti, unici, difficili anni '70. Una lettura che mi ha fatto ridere più volte, ad alta voce, e che mi ha anche commossa. Ne consiglio tantissimo la lettura. Ringrazio la mia amica Lisa per avermelo prestato. Lunedì glielo restituirò, se c'è una categoria di persone che non sopporto è quella che non restituisce i libri. Ne avrò persi così centinaia, credo, infatti non li presto più: li regalo direttamente. 
(Comunque l'ho appena ordinato su Amazon, un simile libro non può mancare nella mia biblioteca)

giovedì 20 febbraio 2020

Quantum di Patricia Cornwell



Questo è l'esatto contrario dei libri che apprezzo e di quelli che scrivo: un  racconto dalla trama semplice scritto in modo difficile. Termini scientifici specifici si susseguono, sigle date dalla NASA ad alcuni laboratori o tunnel o pedane di lancio e di atterraggio e mille altre cose di cui non ho la minima conoscenza, sulla terra e nello spazio. Ho fatto una fatica tremenda a leggere questo libro. Scritto benissimo, ma inutilmente complicato. Alla fine la trama è semplice. Una scienziata giovane e abile si accorge che c'è del marcio in Danimarca e si prodiga per scoprire cosa sta accadendo - senza riuscirci - muovendosi tra claustrofobici tunnel sotterranei e terrificanti suicidi che puzzano di omicidio. L'unico lato positivo è che l'autrice riesce a fare entrare il lettore in questo posto, ai più sconosciuto, che è una delle basi della NASA. Probabilmente gli addetti del settore impazziscono per un simile thriller, di cui alla fine si capisce poco se non che la gemella della protagonista non è morta, come invece si tende a credere verso la fine. Ma non si capisce cosa c'entri nel sabotaggio della missione, nessun accenno sul movente, poca luce sui numerosi misteri che vengono sparsi in questo libro che è un campo minato senza capo né coda. Sembra un capitolo di un libro molto più vasto che senz'altro non leggerò.

giovedì 13 febbraio 2020

Un anno senza di te



Un anno fa mi trovavo in questo stesso ufficio, con lo smalto rosso sulle unghie. Rosso come il sangue. Mi avevano depositata qui, come un pacco in attesa di essere spedito all'inferno, mentre Giorgio e Francesco erano corsi dallo zio a capire che cosa fosse successo. Io non capivo niente, mi ripetevo che non era possibile. La zia non poteva essere morta in quel modo, improvvisamente; non poteva essere finita così. Il giorno dopo sarei dovuta andare a trovarla, come ogni giovedì. Perché non mi aveva aspettata? Camminavo e scuotevo la testa, mi sedevo, tremavo, piangevo senza lacrime, camminavo e giravo in tondo. Il telefono sembrava un centralino ed eravamo tutti sconvolti, farfugliavamo deliri.
Divenni sorda per alcuni mesi. Le mie orecchie rifiutavano la realtà. Sentivo in lontananza l'urlo degli angeli, di nonna Rosa, zia Elena, zia Rosaria, zia Pina; i nostri antenati si disperavano emettendo un suono distante, ovattato. Tentavano di fermarla, come ho fatto io, per molti mesi. Ma io quell'urlo non lo volevo sentire. Mi faceva rabbrividire fino alle ossa. Un urlo su più tonalità, tutte acute e diverse tra di loro. Mia zia, ha fatto urlare gli angeli o forse era il mio inconscio che piangeva.
E' stato un anno difficile, in cui ho pianto molto. In cui mi sono sentita instabile e arrabbiata, malinconica; ho trascorso un anno a cercare delle risposte, a cercare di capire mia zia, a cercare di fermarla. A chiedermi dove avessi mancato. Perché avevo sbagliato anch'io qualcosa. Come tutti quelli che le stavano accanto, non ero riuscita a proteggerla.
In estate sono stata così male che ho dovuto prendere le stesse medicine che prendeva lei per l'ansia: il Prazene. L'ho preso per qualche giorno ma non mi sentivo più dentro, così l'ho sospeso è ho affrontato il nostro male. Lei ha preso per vent'anni quel farmaco infernale. Dov'era finita mia zia?
Però poi a Natale è successo qualcosa. Mi sono resa conto che avrei dovuto lasciarla andare. A Natale ho capito che avevo bisogno di leggerezza, come lei, che invece si rendeva la vita pesante in ogni modo. Stavo facendo il suo stesso errore, questo mi ha suggerito in un orecchio:
"Lascia andare le zavorre e vola. Non prenderti troppo sul serio, la vita è un gioco che dura un sospiro".
Da Natale non soffro più di attacchi di panico. I tormenti degli ultimi anni li ho lasciati nel bosco insieme al trauma per la sua morte. Ho portato con me solo il mio amore per lei.

Oggi voglio ricordarti così, felice con Giorgia tra le braccia - la nostra piccola Maria 💕 - tuo marito accanto. Un uomo eccezionale che ti ha dedicato la vita e ha fatto di tutto per proteggerti.
Manchi come l'aria ed è già un anno che manchi. Manchi agli occhi, alle braccia, alle mani. Manca la tua voce, la tua forza, le tue parole che erano carezze. Manca la dolcezza dei tuoi gesti, la purezza dei pensieri, l'eleganza del tuo sguardo. Se solo avessi saputo quanto fossi preziosa.
Perla bianca in un oceano nero, il vuoto che hai lasciato è grande quasi quanto la luce che emani da lassù.
Stammi sempre vicino, 
Tua NaniTua

mercoledì 12 febbraio 2020

Vera di Elizabeth Von Armin



Questo è l'anno dei libri non scelti da me. Sto partecipando a un concorso di La Repubblica in cui bisogna leggere due libri al mese e stabilire quale ci sia piaciuto di più. Partecipo così non ho scuse, devo leggere! E in effetti funziona: ho letto questo libro in cinque giorni. Un record per me :-)

Questo è quello che ho scelto per primo ed ecco cosa ne penso:

Non avevo mai letto quest'autrice che, dallo stile asciutto e la prosa un po' frettolosa, reputavo una contemporanea. Invece il libro è stato pubblicato nel 1920 e questo mi ha fatto capire un sacco di cose. Intanto perché le fossero concessi i salti dei punti di vista a piacimento così come alcune frasi ridondanti. Oggi nessun editore pubblicherebbe un libro così, con frasi lasciate in sospeso, l'accento su alcuni particolari che oggi non direbbero niente - come il taglio di capelli della protagonista, alla maschietta - ma che ai tempi dovevano risultare bizzarri.
Il racconto come dicevo si apre in maniera frettolosa, si passa dall'indifferenza di lei all'amore in un attimo senza capirne i passaggi, gli stati d'animo. I personaggi vengono descritti da fuori, quindi dentro bisogna solo far fede alle proprie impressioni e alle proprie esperienze - che oggi sono ben diverse da quelle di 100 anni fa - per capire. La storia è abbastanza scontata, un uomo burbero e prepotente che decide di sposare una ragazzina ingenua e dopo che la sposa da il peggio di sé. Quello che riesce a suscitare nel lettore è secondo me una voglia di prendere a schiaffi il marito cattivo, quello del libro ma anche quello che può capitare di sposare. Questo libro è un invito alla ribellione anche perché l'alternativa può essere solo l'infelicità. Non mi è piaciuto il finale perché in pratica non ce l'ha. Ci sono rimasta malissimo, giuro. Anche per questo è un libro che non consiglio. Si rimane proprio male 😂

Mio fratello rincorre i dinosauri



Il mio primo libro dell'anno è un libro per ragazzi. Letto perché l'insegnante di italiano di Giorgia gliel'ha dato per le vacanze di Natale e io mi sono incuriosita. Un buon romanzo, scritto con uno stile limpido da un ragazzo di 19 anni. Il tema è toccante, mi sono commossa in più punti; il protagonista ha un fratello disabile, si rende conto della sua diversità e per un certo periodo - ovviamente quello DIFFICILISSIMO delle medie - se ne vergogna. Finché non capisce che ciò di cui si vergogna è l'etichetta appiccicatagli addosso. Giovanni non è un down ma una persona. Un ragazzino eccezionale, libero, spontaneo, pieno di fantasia cui vorrebbe somigliare di più. Ed è questo che vuole dimostrare al mondo attraverso un video su YouTube prima, e questo romanzo poi. Un'ottima lettura per adolescenti e non solo.

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