mercoledì 15 novembre 2017

Diario di viaggio a Parigi


Sono tornata a Parigi dopo dieci anni.
Ai tempi non l'avevo capita, forse perché ero incinta della mia prima figlia, mi davano fastidio gli odori e non avevo una gran predisposizione alla scoperta. Stavo affrontando un viaggio interiore troppo grande per concedermi il lusso di apprezzarne uno esteriore. Promisi a mia figlia che sarei tornata a Parigi con lei, non più nella pancia ma tenendola per mano; le previsioni non furono all'altezza della meravigliosa realtà: siamo tornati a Parigi non in tre bensì in quattro!, con le nostre bambine di 6 e 9 anni.
 
Ma passiamo al diario, che scrivo con l'intento di aiutare chi cerca consigli su una città stupenda, per molti, la più bella del mondo.
Io stessa, prima di partire, ne ho letti diversi :-)
 
 
Giorno 1: mercoledì 1 novembre 2017
Ci svegliamo presto per arrivare a Linate entro le 7:30. Purtroppo l'aereo parte all'ora in cui sarebbe dovuto atterrare, ma niente di male: alle 12 siamo a Charles de Gaulle. Volo diretto con Easy Jet, acquistato su Expedia a un prezzo di circa 90 € a testa, andata e ritorno.
All'accoglienza turistica in aeroporto acquistiamo subito il Museum Pass, scegliamo quello valido 4 giorni, al prezzo di 62€ a testa (le bambine per fortuna entrano gratis in tutti i musei) e poi, alla biglietteria della stazione, il Pass Navigo Decouvert  - opzione Tous les zones al prezzo di 27€ a testa (purtroppo anche le bambine) che ci consentirà di utilizzare tutti i mezzi di trasporto, inclusi gli spostamenti aeroportuali, Versailles e Disneyland (mete che saltiamo; Parigi ha troppo da dare per perdere una giornata altrove).
Prendiamo la Rer B e in una mezz'ora siamo a Notre Dame. L'arrivo nella piazza è davvero di grande impatto.
 
 
 

Nonostante ci fossimo stati dieci anni fa, l'effetto è mozzafiato. Ci dirigiamo a piedi verso l'Hotel Des Nations St. Germain, prenotato anch'esso su Expedia a un prezzo di circa 100€ a notte; durante il tragitto, ci fermiamo a mangiare in una patisserie alcune baguette ripiene, croissant al prosciutto e rollé al salmone. L'hotel è un tre stelle molto carino, in zona quartiere latino e ben servito dai mezzi; depositiamo i bagagli, ci riposiamo un'oretta e alle quattro del pomeriggio siamo già fuori alla riscoperta di Parigi.
Il primo luogo che scegliamo di visitare è il Pantheon.
 
 
 
 
 
 
Visto da fuori, è davvero imponente. Entriamo saltando la fila, inaugurando così il nostro Museum Pass; partiamo dalle cripte, dove ci fermiamo a salutare due dei nostri scrittori preferiti: Victor Hugo e Alexandre Dumas, nonché gli immensi Voltaire e Maria Curie. Poi visitiamo la parte superiore che, rispetto all'esterno maestoso, sfigura un po'.
Le bambine insistono per andare subito alla Tour Eiffel, che è ciò che più conoscono; quando la vediamo in lontananza, tutta illuminata, ci convinciamo anche noi. Passiamo dalla bella zona di St German de Pres e poi prendiamo la metro. Arriviamo ai piedi della Tour Eiffel, ma rinunciamo a salire; c'è troppa fila e noi siamo stravolti.
Torniamo in hotel in metro fermandoci a mangiare per strada.
L'hotel è pulito e confortevole, ci stupiamo solo del fatto che nella capitale dell'amore i letti matrimoniali siano separati. 😅
 



Giorno 2: giovedì 2 novembre 2017
Ci svegliamo alle 9 dopo aver dormito magnificamente. Usciamo a fare colazione da Starbucks, poi passiamo dal Marcé Mouffetard e la Arene de Lutece, che sono proprio dietro l'albergo. Arriviamo a piedi a Ile St Louise - costeggiando la Sorbone, l'Istituto del Mondo Arabo e la Moscheae torniamo a Notre Dame. Visitiamo la cattedrale al suo interno, poi, vista la fila che il nostro Pass non ci concede di saltare, prenotiamo l'ascesa alle torri per le 15:30.
Pranziamo in un localino di fronte alla Saint Chapelle e andiamo a visitarla, estasiandoci per le vetrate davvero stupende.




Da lì ci spostiamo nell'adiacente Conciergerie, dove ci accoglie la sala medioevale più grande d'Europa e riviviamo la prigionia della Regina Maria Antonietta nei settantadue giorni precedenti la decapitazione. Concluse le due visite ci accorgiamo che mancano pochi minuti alle 15:30, così ci precipitiamo correndo verso la cattedrale, per la visita alle torri. La salita è un'esperienza molto suggestiva; i gargoyles visti da vicino fanno davvero impressione così come le campane gigantesche.





Il panorama di Parigi, da lassù, vale la piccola fatica dei molti gradini della scala a chiocciola, in alcuni punti leggermente claustrofobica.


 

Scesi dalla torre, andiamo a riposarci nel bel parco dietro Notre Dame; le bambine, instancabili, giocano con dei bambini di altre nazionalità.
Da lì, decidiamo di dirigerci al Musée D'Orsay, che il giovedì è aperto fino a tardi. Scegliamo di dirigerci a piedi, percorrendo il lungosenna nell'ora in cui la città si illumina e diventa d'oro; ci fermiamo sulla sponda opposta a quella del Louvre ad ammirarne la facciata e due cigni che fanno la toilette a riva.




 
L'Orsay è un elegante museo costruito all'interno di un'antica stazione ferroviaria. Facciamo il giro delle sculture al piano terra, ceniamo nel bar all'interno e poi saliamo al secondo piano a sbalordirci con gli impressionisti, partendo da Manet, Monet, Renoir per finire con Degas, Gauguin e l'immenso Van Gogh. 




 
Torniamo in hotel in metro, ammirando alcune stazioni bellissime, pure loro.
Parigi è chic pure nei sotterranei.

 

Giorno 3: venerdì 3 novembre 2017
Al mattino torniamo a far colazione da Starbuks, passando dalla suggestiva Place de la Contrescarpe e di nuovo dal mercato di Muffetard. Dopo la colazione andiamo a farci una spremuta al market Paris Prix e prendiamo anche i tramezzini per il pranzo.
Arriviamo a Montmartre a mezzogiorno passato, il tempo per lasciar fare qualche giro sulla giostra alle bambine e raggiungere la basilica du Sacré Coeur.





Impagabile il pranzo sui gradini con vista su una Parigi lievemente appannata dalla foschia. Chissà che panorama con il cielo limpido, ma il cielo limpido a Parigi richiede un miracolo maggiore della giornata soleggiata che ci è capitata.




Il clima è mite, è una meraviglia passeggiare per le strade di questo bellissimo quartiere. Presa la sinistra della basilica, ci soffermiamo ad ammirare i pittori con i loro quadri in Place du Tertre; da lì scendiamo lentamente verso la parte bassa della butte, passando da Place Aimée dov'è situata la curiosa statua di un uomo che sembra uscire dal muro, alcune piazzette magnifiche con i fisarmonicisti, e il muro dei TI AMO - che sembra una grande lavagna, niente di che - dove ci fermiamo qualche minuto a far giocare le bambine.






Dopo una merenda supergolosa passiamo dal Mouline Rouge




e poi ci spostiamo, con la metropolitana, nell'immensa Place de la Concorde, dove la Regina Maria Antonietta venne decapitata insieme ad altri poveri cristi meno degni di nota. Da lì, si ha un bel colpo d'occhio sugli Champs Elysées e l'Arc De Triomphe, che rinunciamo a visitare poiché dieci anni prima non ci avevano affatto entusiasmato.





Preferiamo dirigerci nella direzione opposta e addentrarci nel Jardin de Tuilieres, vastissimo, dove le bambine trascorrono una mezzora giocando con gli animali del laghetto. Giusto perché abbiamo il Pass, decidiamo di fare un giro veloce all'Orangerie, dove ci sono delle meravigliose tele giganti delle ninfee di Monet, e poi, attraversando il parco in tutta la sua lunghezza, sbuchiamo al Louvre, dove avremmo voluto visitare le antichità egizie, ma il venerdì quel settore è chiuso, così ci "accontentiamo" della stupefacente Venere di Milo, Amore e Psiche, la Monnalisa. Ceniamo all'interno del museo e poi torniamo stravolti in hotel.


 


Giorno 4: sabato 4 novembre 2017
Dopo la solita colazione, prendiamo la metro e scendiamo a Bastille, dove la Bastiglia si conferma uno dei più grandi monumenti MANCANTI del mondo. (Come il colosso a Rodi, che delusione!)
Comunque noi lo sapevamo; siamo andati lì per visitare il Marais :-) 





Ci rechiamo subito nella prestigiosa Place des Vosges, e da lì iniziamo il nostro bel giro in questo che è uno dei quartieri più incantevoli della città. Zona stupenda, che ricorda la Parigi antica così come la immaginiamo. Sempre per via del Pass, ci concediamo un giro al Museo Picasso, pensando di starci dieci minuti (era fuori dal programma) e invece ci intrattiene per più di due ore. Usciti da lì ci dirigiamo verso il Louvre dove vogliamo tornare a vedere le antichità egizie; dato che pioviggina e le previsioni non sono buone, ci orientiamo sui musei.




Passiamo dal Pompidou promettendo di tornarci dopo qualche ora, visto che il sabato è aperto anche di sera; visitiamo la fontana Stravinsky purtroppo in stato di pietoso abbandono e senz'acqua; ci fermiamo in zona Forum des Halles, dove le bambine giocano in un parco ispirato alla giungla e noi ci riposiamo. Inizia a piovere così ci precipitiamo nell'impressionante piazza sotterranea, crocevia di quasi tutte le linee  metropolitane di Parigi; per raggiungere quella che ci interessa percorriamo più di un chilometro sottoterra. Torniamo al Louvre, che è aperto fino alle 6, dopodiché, stanchi dei due musei decidiamo di portare le bambine a salutare l'immenso albero di Natale chiamato Tour Eiffel, rinunciando così, a malincuore, al Pompidou, che dieci anni prima ci era piaciuto molto.

Prima di raggiungere la torre, passiamo a guardare da fuori l'incantevole Opèra di Parigi.
Dopo una fila non troppo lunga e una serie di controlli antiterrorismo - lo stato di allerta a Parigi in questo periodo è altissimo - saliamo in cima alla Tour Eiffel prendendo due ascensori; uno spettacolo indescrivibile. La torre dondola un po', l'altezza è vertiginosa, l'aria lassù è tagliente, Parigi è tutta dorata... viviamo delle sensazioni che non dimenticheremo mai più.
Una volta scesi, aspettiamo il rintocco delle 9 per vederla in versione scintillante e poi ci incamminiamo verso l'hotel, mangiando un ottimo hot dog per strada.




 

Giorno 5: domenica 5 novembre 2017
Lasciamo l'hotel a malincuore e ci dirigiamo con i nostri trolley nel bel Jardin des Plantes, che scopriamo essere dietro l'hotel. 




Lo attraversiamo infreddoliti, c'è il sole ma le temperature sono precipitate; ammiriamo le svariate piante del giardino botanico e poi, con un bus, ci rechiamo al Jardin du Luxemburg ad ammirare il parco in cui Cosette e Marius si incontrarono, in quel capolavoro intitolato "Les Miserables".




Pranziamo in zona, purtroppo fa freddissimo e non ci godiamo il parco come avremmo voluto; con diversi mezzi di trasporto ci rechiamo al Hard Rock Caffè per i souvenir, ma rispetto a quello di New York risulta deludente, infatti non compriamo niente. Da lì andiamo a salutare il centro di Parigi, versiamo il nostro fiume di lacrime e riprendiamo la RER B, direzione aeroporto CDG.
L'aereo parte puntuale, balla un po' all'atterraggio per via del maltempo. Dimentico i passaporti a bordo, aspetto in zona bagagli che me li riconsegnino; alle 9 siamo a casa.
Mi sarebbe piaciuto visitare il Cimitero Père Lachaise, Palace Garnier al suo interno: ho due validi motivi per tornare a Parigi, magari tra dieci anni (a meno che non decida di trasferirmici prima. La famiglia sarebbe anche d'accordo :-)
Se non risulterà troppo esoso, alloggerò nell'incantevole zona del Marais (la prima volta eravamo stati in una suggestiva Montmartre, incantevole ma un po' troppo decentrata. Ottima la posizione scelta questa volta, nel quartiere latino. Ma il Marais, così come St Germain Le Pres, non è affatto male.)

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venerdì 10 novembre 2017

Memorie di Adriano




Esco stremata dalla lettura di questo libro. Stavo per scrivere "capolavoro", ma mi sono fermata. Di certo siamo di fronte a un romanzo potente, il diario di questo grande imperatore affascina e fa innamorare gli allergici ai libri di storia, tipo me. Non oso immaginare cosa procuri negli appassionati di Roma antica. Però, c'è un però: lo stile. Dio  mio, a leggere questa Yourcenar ci si sente come uno stitico che ci prova per due mesi, più o meno il tempo che mi ci è voluto per concludere questo romanzo di duecentocinquanta pagine. Il Conte di Montecristo, cinque volte più lungo, l'ho letto in ventidue giorni, per dire.
Una fatica proseguire nella lettura, non fosse per alcune frasi che sono dei veri e propri insegnamenti, che andrebbero sottolineate e imparate a memoria, avrei abbandonato a pagina quattro (come molte persone di mia conoscenza). Capisco che ognuno abbia il proprio stile, la propria cultura, di certo di fronte alla Yourcenar sono una piccola ignorante, ho studiato ragioneria e poi scienze dell'educazione, forse per un laureato in lettere sarebbe stato più semplice, ma questa sua ricercatezza esasperata del linguaggio sfinisce. Vocaboli di cui nemmeno conoscevo l'esistenza si susseguono in frasi corrette, per carità, ma così annodate, ingarbugliate, roba da diventare pazzi. Mi ha ricordato i libri che studiavo in università, maestosi, ma che fatica. Ammetto che alcuni passaggi non li ho proprio capiti.
Sono stata al Louvre di recente e nella zona delle antichità romane ho cercato il volto di Adriano. Ho trovato quello di Traiano, suo predecessore, se avessi incontrato il suo avrei pianto come una bambina. Ci si affeziona a questo imperatore morente; la sua vita esemplare, immersa nella cultura, sorretta dall'intelligenza, condita dei vizi più sublimi, incanta. La confessione del suo amore omosessuale, il grande senso di responsabilità per la cosa comune, sono davvero ammirevoli.
Però lo stile.
Peccato.