venerdì 31 dicembre 2021

Old Year Farewell




Giorgia ha iniziato a truccarsi. Ha avuto il suo primo cellulare, il suo primo ragazzo, il suo primo apparecchio ai denti. Abbiamo litigato tanto. All'improvviso è diventata adolescente e io non ero pronta. Non sono mai pronta ai cambiamenti.
Io sono stata due volte al pronto soccorso, per sei mesi ho provato l'ebbrezza della menopausa farmacologica, con le scalmane e gli sbalzi d'umore. Ho perso tre chili a luglio e ne ho presi quattro a dicembre. Ho letto 29 libri, perso due concorsi, scritto niente di nuovo. Sto rifinendo il libro di mia zia Maria per pubblicarlo nel migliore dei modi. Chissà quando. Questa volta non ho fretta.
Ho capito che sono felice quando non ambisco a niente, quando mi godo quello che ho. Non mi manca il cibo, non mi manca l'amore. Ho tutto.
Sadhguru dice che se la Terra sparisse domani, l'Universo se ne infischierebbe. Se l'intero sistema solare implodesse, la Via Lattea non se ne accorgerebbe. Se l'intera galassia sparisse l'Universo continuerebbe a espandersi indisturbato. Eppure noi ci sentiamo delle grandi persone! 
Questo ho imparato quest'anno, a ridimensionare. A osservare il cielo (che era quello che facevo da piccola, stavo sempre col naso in su), e bearmi della mia insignificanza. 
So che le risposte che cerchiamo sono tutte lassù. 
Michela, che è la regina del cielo, quest'anno mi è mancata più che mai; sarebbe stata un'ottima spalla con cui affrontare l'adolescenza di Giorgia, ha una figlia adolescente anche lei. Ci avremmo riso su, ci saremmo sbronzate insieme. 
Ho ripreso a fare yoga, ho lasciato la pallavolo o meglio, la pallavolo ha lasciato me. La squadra femminile in cui giocavo si è sciolta e anche la mista in cui giocavo prima si è sciolta. La vita mi ha parlato chiaro e io ho obbedito, ripiegando sul fitness. 
Ho imparato a cucinare la parmigiana di melanzane. Ho amato Beggin' dei Måneskin e Supermassive Black Hole dei Muse. 
Ho camminato tanto, giocato con Lola, portato la mia famiglia a Venezia. Sono salita per la prima volta su una gondola. 
Ho visto un film che mi accompagnerà tutta la vita, Joker; ho scoperto un autore magnifico che è Palahniuk. Ho letto per la prima volta Pavese e mi sono commossa leggendolo, non so neanche perché. 
Mi sono disperata per la morte prematura e improvvisa di Gino Strada, una delle persone più grandi che il mondo abbia conosciuto, come Gandhi, come Gesù Cristo. Ho incontrato sua figlia a un concerto di Giorgio e so che il suo operato non andrà perduto. 
Ho sofferto dei disturbi tipici della mezza età, ho maledetto il tempo che passa, tanto per cambiare. 
Ho sofferto d'ansia, a tratti di malinconia. Ma ogni volta che mi sono voltata, Giorgio era accanto a me. Anche quando meritavo di essere lasciata sola con le mie ossessioni e le mie inquietudini. Non sono stata una piacevole compagnia quest'anno, neanche per me stessa. Per fortuna Giorgio è rimasto. 
Ho bevuto per la prima volta il sidro che è diventato la mia nuova passione. Ho suonato il tamburo in orchestra. Sono salita sulla cima di una montagna. Non ho visto mio fratello Domenico neanche quest'anno. Obiettivo del 2022: andare a prenderlo di peso in qualunque angolo del mondo si trovi, come facevamo da piccole io e Michela, che quando non rispondeva al richiamo della mamma dal balcone scendevamo in cortile e lo portavano a casa tenendolo dalle braccia e dai piedi, e lui che scalciava. Poi lo infilavamo direttamente nella vasca da bagno con tutti i vestiti.
Ci siamo fatti la terza e la quarta ondata di Covid: varianti Delta e Omicron, prima e seconda dose di vaccino e siamo ancora qua, in piena pandemia.  
È stato un anno duro ma, come si dice, quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare.
Ci sarà da divertirsi!
Buona fortuna a tutti

lunedì 15 novembre 2021

Una banconota da 5 Euro

 

Qualche giorno fa sono andata dall'altra parte di Milano a fare una visita importante. C'è un grande parcheggio in quella piazza, dove alcuni ragazzi di colore girano tra le macchine vendendo accendini o fazzoletti per pochi spiccioli. Uno di loro mi ha indicato un parcheggio, non avevo monetine così ho preso una banconota da 5€ e, a malincuore, gliel'ho messa in mano. Gli ho detto: "Curami la macchina". Quando sono tornata, dopo un'ora, lui era lì a curarmi la macchina. L'ho ringraziato ma non mi sentivo leggera, 5€ non sono tanti ma già la visita me n'era costati 190 e il dubbio di aver preso una multa passando da qualche zona a traffico limitato mi tormentava. Certe zone di Milano sono un delirio, non si capisce niente.
La stessa sera sono andata a prendere Giorgia in palestra, sono uscite le sue compagne di pallavolo, i loro genitori, io, esce lei.
Che cosa trova per terra?
Una banconota da 5€

Un pomeriggio a Cologno Monzese

 



Oggi passeggiavo con Lola in giro per Cologno, mentre Giulia era al corso di pittura. Ero in Via Milano e dall'altra parte della strada vedo un volto che conosco su un manifesto. Leggo "incontro di pugilato" e penso a quanto quel ragazzino somigli a Fabrizio. Strizzo gli occhi, metto a fuoco. Le macchine si fermano per farmi passare ma io rimango là imbambolata.
Fabry aveva 25 anni e io me lo ricordo ragazzo, più grande di me di tre anni, quasi un uomo; era il fidanzato di Miki e ricordo quando ci raccontava fiero la sua esperienza alle Olimpiadi di Barcellona; quando veniva da noi di corsa per dimagrire prima di un incontro perché era un peso piuma e non poteva superare i 67 chili. Ricordo quando Miki me lo fece lasciare per telefono e lui mi promise di darmele di santa ragione quando mi avesse incontrata per strada, perché mi ostinavo a non passargli Michela (al telefono fisso di casa sua), ma lei mi implorava di non farlo ed era la mia migliore amica. Ricordo l'abbraccio che mi diede quando lo incontrai davvero e tentai la fuga, temendo di prenderle da un pugile. Mi disse: "Stupida, pensavi davvero che ti picchiassi?"
Ricordo quando ci disse di essere nato il 14 novembre, per me un giorno maledetto, il giorno in cui era morto il fratello ventiseienne del mio ex fidanzato in un incidente stradale in cui perse la vita anche una sua amica. Ricordo l'angoscia che provai in quel momento. Un'ombra cupa calò sul salotto di casa di Miki, dove eravamo riuniti a guardare un film.
Fabrizio morì dopo un incontro di boxe nel 1996, tre giorni dopo il suo 25º compleanno: collassò dopo l'incontro davanti ai nostri occhi. Michela mori il 14 novembre del 2010, a 36 anni.
Oggi davanti a quel manifesto ho pianto in mezzo alla strada. Ho pianto per Fabry, che non è diventato uomo. Ho pianto per Miki che se n'è andata senza una ruga o un capello bianco.
Poi ho sentito forte il profumo di zia Maria e la disperazione è diventata malinconia, la malinconia rassegnazione. La rassegnazione speranza che ci sia qualcosa di là, che mia zia mi è sempre vicina e Miki e Fabrizio se la stanno spassando.
Complimenti al Comune di Cologno per aver deciso di intitolare il Palazzetto dello Sport a un bravo ragazzo, un grande sportivo, un amico. Un angelo chiamato Fabrizio De Chiara

La luna e i falò



Non avevo mai letto Pavese. L'avevo sentito nominare, da ragazza, in una canzone di Cocciante; c'era un ristorantino chic a Brugherio, che si chiamava La Luna e i Falò. Lessi da qualche parte che la Luna e i Falò era stato l'ultimo libro scritto da Pavese, uscito tre mesi prima del suo suicidio. Pavese era famoso, probabilmente ricco, colto a non finire, eppure si suicidò nel 1950, più o meno alla mia età. Lasciò scritto: "Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi".
Avevo questo suo libro da un po'. In questi giorni, dopo forse tre anni, ho avuto un forte raffreddore, così ieri - dopo essermi fatta un tampone risultato negativo - mi sono messa sul divano con la tisana e la copertina. Ho preso questo libro e mi sono lasciata cullare dalla poesia di Pavese. Da quel suo ritorno immaginario nella sua terra natia, dalla nostalgia provata nel ritrovare i posti ma non le persone. Un tuffo in quei suoi ricordi di campagna che sono caldi e avvolgenti, che sollevano un poco finché non ci si rende conto che niente ritornerà. Che oggi in quei posti vivono altre persone e faranno le stesse cose senza rendersi conto che ciò che hanno, anche le cose più semplici, anche quelle che fanno soffrire, un giorno gli mancheranno. Mancherà la gioventù, anche se difficile, anche se da giovani non si vede l'ora di crescere e realizzarsi e magari scappare per poi tornare e dimostrare quanto si è diventati grandi. Ma dimostrarlo a chi?
Ieri con la copertina e la tisana calda, Pavese mi ha guarita. Avrei voluto parlargli, dirgli che lo capivo e provare a fermarlo. Negli ultimi anni è diventata la mia ossessione: provare a fermare chi sta per togliersi la vita, anche se il gesto è già stato compiuto e non c'è più niente da fare.
Non è un libro facile, ci sono molte parole in piemontese, modi di dire, riferimenti storici e culturali... è tutto un leggere le note che accompagnano il testo. Più che altro all'inizio. Superato il primo ostacolo la lettura diventa un dono che si fa a se stessi

11 anni senza di te



Michela era una ragazza molto dolce. Era allegra e spensierata, a differenza mia che sono sì allegra ma ansiosa. Soffro d'ansia dall'infanzia, e lei mi diceva sempre: "Ma sì, cosa vuoi che sia. Non ci pensare". Lei era così, viveva il presente senza flagellarsi di malinconia o preoccuparsi per il futuro. Viveva con leggerezza, bellezza, armonia. Aveva quell'unica mania della linea, ci teneva a essere magrissima e rinunciava ai piaceri del cibo. Ogni volta che ordinava una pizza senza condimento ci litigavo.

Michela era una persona sincera, semplice, ironica. Aveva quel difetto di chiudere per sempre con le persone quando la facevano arrabbiare. Ce ne voleva per farla arrabbiare, ma quando succedeva chiudeva per sempre. Una cosa inconcepibile per me, che faccio tanto baccano ma due giorni dopo una litigata ne dimentico il motivo, ma io e lei eravamo diverse. Per questo eravamo inseparabili.

Michela era una ragazza molto buona, molto bella, molto sfortunata. È morta per un errore medico, per un tumore al seno diagnosticatole con un anno di ritardo.

Michela era una persona unica nella mia vita, come una sorella e io le parlo ancora, le parlo sempre, perché senza di lei non saprei chi sono io.

Sono passati 11 anni. Pioveva anche allora.

In un angolino dentro di me piove sempre da allora

martedì 27 aprile 2021

Cambiare l'acqua ai fiori di Perrin


Ho preso questo libro perché incuriosita dal web. Ne parlano su tutti i forum di lettura, in più la mia amica Melina, che è una grande lettrice, ne ha parlato bene così, a Pasqua, mi sono buttata a capofitto nel fenomeno editoriale del momento.

Che dire, un raccontino di 500 pagine, una lettura leggera e sfiziosa nonostante l'atroce tema della perdita di un figlio bambino. Diverse storie d'amore infelici si alternano, fanno riflettere ma non travolgono. Si mantiene sempre un distacco con i personaggi, che sembrano dipinti più che raccontati. Personaggi che purtroppo hanno tutti la stessa voce. Non lo rileggerei, ma non è stato un cattivo viaggio. Temevo peggio.

L'arminuta di D. Di Pietrantonio


Ho letto questo libro perché un mio amico lettore mi disse che secondo lui l'autrice scriveva più o meno come me. Il libro è carino, non ti cambia la vita e, anzi, intristisce un po'. Forse non indicato in questo periodo che siamo tutti un po' giù. Carino, niente da dire, magari da leggere quando la vita tornerà ad essere leggera.

La storia è quella di una tredicenne che dopo essere cresciuta con la zia, viene restituita alla famiglia d'origine. L'arminuta, in abruzzese: la ritornata, farà i conti con la miseria a cui non era abituata, ma conoscerà i suoi fratelli, la sorella che diventerà la sua forza, e scoprirà il motivo per cui la famiglia adottiva ha rinunciato a lei. Triste, struggente nella sua semplicità, delicato.

Non lo rileggerei

Soffocare di Palahniuck



Ho scoperto questa perla grazie a un bel gruppo di lettori su Facebook che si chiama "leggo letteratura contemporanea". E' lì che scrivo tutte le mie recensioni (che poi nei tritagli di tempo copio-incollo e inserisco qui).

Qualche tempo fa lessi dei bei commenti e lo acquistai al volo su Amazon. Ecco, era da tanto che non mi divertivo così leggendo un romanzo. In alcuni punti ho riso proprio con le lacrime. Il libro parla di uno spostato, uno dei tanti matti che rendono questo mondo un posto migliore. Lui, poverino, non se la passa un granché ma che noia se non esistessero persone così. E quanto hanno da insegnarci, tipo che le italiane sono viste dagli americani come puzzolenti d'aglio e con quintali di peli sotto le ascelle (l'avrei strozzato). Il protagonista è un sessodipendente che vuole fare il cinico ma ha l'animo sensibile, nella casa di riposo in cui è ricoverata sua madre conforta le vecchiette accollandosi le peggiori colpe che immancabilmente gli vengono appioppate. Così ha violentato un'anziana quando aveva otto anni, ha rubato dei soldi, ha fatto le cose più indicibili in cambio del perdono e della quiete apparente della svitata di turno. Fa un lavoro deprimente e per arrotondare finge di soffocare nei ristornati in m
odo da farsi salvare da qualcuno e in qualche modo farsi adottare (chi ti salva è come se ti rimettesse al mondo).
Adoro questo autore, leggerò senz'altro altri suoi libri 😁

lunedì 26 aprile 2021

Il rosso e il nero




Ogni tanto ho bisogno di leggere un classico, di questo libro ne ho casa due copie, di due edizioni diverse, entrambe mi guardavano con impazienza. Le temevo, lo ammetto, a differenza dei russi i francesi mi fanno un po' paura. Infatti è stata un'agonia, le prime 400 pagine un supplizio. Le parti più approfondite riguardavano la politica di quegli anni, e io di giacobini, giansenisti, Napoleoni, Carlo III e vari Luigi qualcosicesimo non ne capivo nulla.

Julien era un frustrato, soffriva di qualcosa per me incomprensibile, il divario sociale che lo distingueva dalla nobiltà. Egli stesso si disprezzava per essere, come lui stesso si definiva, un plebeo, un quasi prete che viveva in casa di famiglie nobili alla stregua di un domestico. In entrambe le famiglie che l'hanno ospitato ha sedotto due donne, forse per amore, forse per tentare di fare il salto, chi lo sa. Ma il suo modo di ragionare ai miei occhi di quarantaseienne del XXI secolo risultava insopportabile e ridicolo. Mi ama, no non mi ama, a sì mi ama, non l'amo più, ah no l'amo ancora ma lei non mi ama più, devo dimostrarmi più forte così mi ama. L'amore visto come una lotta, una questione d'orgoglio e d'onore. Immancabilmente le due donne si innamorano perdutamente di lui, il bel musino vince su tutto anche nel 1830, come nelle migliori soap opera. Ammetto la mia ignoranza per quanto riguarda la parte storica, sarà per questo che ho apprezzato solo le ultime 140 pagine, soprattutto il finale 😂
Anche questa è andata, finalmente mi concederò letture più semplici 😊

Le lacrime di Nietzsche



Mi aspettavo di più. Carina la storia, tre medici/filosofi/psicologi grandiosi (Breuer, Nietzsche e Freud) si incontrano - sembra una barzelletta - e tirano su una storia semplice, di uomini di mezza età in crisi: uno perché sposato e si prende una sbandata per una sventola di 21 anni, l'altro, sempre di mezza età, misantropo convinto, si prende anche lui una sbandata per una bella 21enne. L'unico che si salva è Freud, ma nel racconto è ancora giovane e puro. Insomma, la trama l'ho trovata piuttosto banale, l'ambientazione scarna - siamo sempre o nello studio di Breur o nella stanza di ospedale di Nietzsche o a casa di Breuer - non fosse per il pensiero degli studiosi che emerge di tanto in tanto sarebbe di una noia mortale. Forse è colpa mia che avevo troppe aspettative, sono affascinata dalla filosofia, dalla psicologia, dalla narrativa

di qualità. In questo libro ho trovato poco - ma proprio poco - di tutto questo.

Le braci

 



Finalmente un libro di quelli che piacciono a me, una storia semplice, onesta, piena di spunti di riflessione. Si svolge tutta in una notte, due amici si trovano dopo 41 anni e discutono con l'eleganza tipica degli anziani; gentilmente ma con fermezza si chiariscono - anche se conoscono entrambi la verità.

Questa è una meravigliosa storia di amicizia e di perdono. Elogio di uno dei sentimenti più nobili, è un libro che non dimenticherò.
Lo consiglio tantissimo!

L'amica geniale




Alla fine li ho letti tutti e quattro. I primi due li ho letti a fatica, soprattutto il secondo l'ho trovato una specie di telenovela, inutilmente prolisso. Poi però ho letto il terzo e ho iniziato a sognare Michela. La storia di queste due amiche, soprattutto nella fase adulta, mi ha fatto pensare a come avrei vissuto io se la mia amica geniale non mi avesse lasciato a 35 anni. Così la notte sognavo lei, e non facevamo niente di speciale se non essere amiche per la pelle. Più leggevo e più vedevo noi due, la nostra complicità in un'età che la vita non ci ha concesso di attraversare insieme.

L'ultimo dei quattro libri mi ha fatto piangere a più riprese. La perdita della bambina è stata inutilmente straziante, l'autrice avrebbe potuto risparmiarsela. Anche per questo non mi sento di consigliarlo - oltre al fatto che ha una lunghezza esagerata che solo i grandi della letteratura, secondo me, possono permettersi - ma neanche voglio demolirlo; ho letto centinaia di pagine sempre un po' con il senso di colpa, sentendo di rinunciare a letture più profonde e sincere - c'è come una menzogna nascosta tra le pagine di questo libro - e non vedevo l'ora di finirlo per passare ad altro.
Bene, l'ho finito. È stato un viaggio che non dimenticherò ma che non rifarei.

Zia Mame



Non potevo farmi un più bel regalo di Natale. Un libro leggero che leggero non è. Col sorriso e in maniera molto chic e sopra le righe la nostra cara Mame manda a quel paese tutti i razzisti, gli omofobi, gli ottusi, i nazisti, i bigotti e lo fa negli anni '50. Oggi sarebbe anche facile ma a quei tempi!

Cara zia Mame, coraggiosa e ottimista, amante dell'arte e della bellezza, quanta gioia di vivere si respira tra le tue pagine!
Mi mancherai ❤

mercoledì 21 aprile 2021

L'arte perduta dell'ossessione

 





Raramente piango quando concludo un libro. Ancora più raramente accade che a metà libro io rallenti la lettura per paura di finirlo. Tutto questo è accaduto con "L'arte perduta dell'ossessione", un romanzo scritto da un uomo che è un omaggio alle donne, all'amicizia, alla lealtà, un romanzo che condanna su tutti i livelli la violenza su di esse. È un romanzo che fa soffrire ma che consola, e alla fine commuove. La storia è molto avvincente, i personaggi si fanno voler bene o odiare. Durante la lettura qualcuna delle ossessioni della protagonista può trasmigrare in voi - tipo quella per il numero 7, vedo quel numero ovunque 😂 - ma ne vale assolutamente la pena.
Consiglio
caldamente la lettura di questo capolavoro sommerso

giovedì 18 marzo 2021

Un anno di Covid

 Non scrivo da un po'. 

Siamo ancora in piena pandemia, dopo un anno credo che questa sia la terza ondata. Le scuole sono chiuse, i negozi sono chiusi tranne gli alimentari, i tabaccai e per fortuna l'edilizia. Sono chiuse le palestre e le piscine. Personalmente ho meno paura rispetto a un anno fa, si va in giro con le mascherine chirurgiche, nei luoghi chiusi si usano le FFP2, ci igienizziamo, teniamo le distanze, si esce solo per lavoro o corsa/passeggiata o per fa fare i bisognini al cane. La vita sociale è azzerata, non che mi dispiaccia, però mi mancano le feste con i parenti ai compleanni, non vedo le mie nipoti dalla vacanza al mare di luglio. Chissà come sono cresciute in 9 mesi. Giorgia in questi nove mesi si è trasformata.

La vita è un po' più triste per tutti, le bambine sono serene perché non sanno quante occasioni di crescita si stanno perdendo, soffro io al posto loro. Ecco, soffro più che altro per loro, io e Giorgio stiamo anche bene così, la sera beviamo la birra in taverna e ci sembra di essere al pub, il giorno pranziamo in giardino, tanto ci basta per essere felici. Siamo gente di mezza età, né troppo giovani né troppo vecchi, fermerei il tempo se potessi. Anzi, forse l'avrei fermato sei anni fa che di anni ne avevo 40 e le bambine erano piccole ma autonome. Giorgia mi sta facendo impazzire con l'adolescenza, ma lasciamo perdere. 

Mi dispiace per i nonni che si stanno perdendo la gioia di vedere crescere le nipoti, tutto questo isolamento li sta facendo rincoglionire e deprimere un po' tutti e quattro.

Chissà quando ne verremo fuori.

Oggi vado dal kinesiologo che rimetterà a posto la schiena, di solito ci vado una volta all'anno ma il maledetto Covid ha fatto slittare tutto. Va be'.

Chissà quando ne usciremo.

In questi giorni aggiornerò il blog con le vecchie recensioni e, se lo trovo, il mio messaggio di inizio anno (niente di eclatante, come al solito). Ho iniziato l'anno leggendo molto e con molti progetti per i miei libri, sto facendo partecipare Rapita ad alcuni concorsi, sto sistemando Maria e scrivendo un nuovo racconto per bambini. Si intitola "Il museo del Tempo" ed è un fantascientifico. Lo farò illustrare a Giorgia, ha fatto un bel salto nel disegno come Giulia l'ha fatto col violino.

12 anni fa Michela diventava mamma.

Non mi lamento, ma quanto mi manca la normalità.