lunedì 30 dicembre 2019

Il lupo della steppa

Harry (Hermann) è un uomo in crisi. Un intellettuale introverso, stravagante, visto da fuori s'intuisce la sua inquietudine, ma le sue buone maniere lo rendono tollerabile. L'osservatore - il figlio della donna che gli da una stanza in affitto - non si fida di lui, ma lentamente si lascia conquistare. Ci si affeziona quasi, finché un giorno l'uomo non svanisce nel nulla. Di lui rimane solo un racconto, un diario di quei giorni che rivela uno squilibrio interiore che rasenta la follia. Harry ha le due parti predominanti di sé in conflitto: l'uomo e il lupo. Quando capisce che l'unico modo per porre fine alle proprie sofferenze è il suicidio incontra una donna, probabilmente una proiezione di sé, che lo conduce attraverso ciò che l'uomo ha sempre ritenuto squallido. Harry, che ama la musica classica e la poesia, si ritrova nelle balere a ballare il fox-trot, si innamora di prostitute che alla fine appaiono più sagge e profonde di lui. Tutti i suoi ideali vengono confutati finché lo stesso Mozart, che lui ama come un dio, gli dà dello stupido e lo ridicolizza. Quest'ultimo passaggio è davvero commovente, sembra di assistere davvero a uno scambio tra giganti.
Ho letto questo libro in cerca di risposte, mi sento spiritualmente in linea con Hesse a 50 anni, con la sua crisi esistenziale. Questo libro è un grande dipinto surrealista che incanta, strappato da una tela del miglior Dalì alla fine pone altre domande. Le risposte non appartengono a questa vita, alcune sono raggiungibili solo attraverso l'umorismo (dote rara) ma quanta bellezza!
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martedì 17 dicembre 2019

Pigiama Rabbit




Il 13 dicembre ha visto la luce il mio primo racconto per bambini. Una storia semplice, lunga quarantatré pagine, adatta ad un pubblico che va dai 7 ai 10 anni, ma possono leggerlo anche gli adulti :-)
Un episodio di una collana che ho intenzione di proseguire, per raccontare i giorni delle mie figlie, due bambine come tante che vivono a Milano in questi anni duemila, e provare a fermare il Tempo. E' un periodo che la vita mi sfugge, corre veloce e non c'è modo di placarla. L'unico è scrivere. Ho ibernato la mia prima gravidanza in Portata dal vento, la vita  troppo breve di Michela in Alla fine dei sogni, la scalmanata gioventù in Che ne sai dell'amore, la crisi di mezza età in Rapita. E' il turno delle mie figlie alle elementari, in Pigiama Rabbit.
La storia è quella di Giulia che va a un pigiama party insieme a Giorgia e le sue amiche. Loro fanno le grandi, sono in quinta, la lasciano un po' in disparte ma lei se ne fa una ragione. Nella notte avviene un episodio magico che le coinvolgerà in un'avventura misteriosa dalla quale usciranno con una consapevolezza diversa. Un po' come Pinocchio di ritorno dal paese dei balocchi.
Mi sono divertita a scriverlo. Ieri Giorgia è tornata a casa e l'ha letto d'un fiato. Mi ha detto: "Scrivi proprio bene mamma"! E' il primo dei miei libri che legge, in fondo io scrivo per loro. I miei libri sono la loro eredità: il Tempo fissato nelle pagine. L'unico modo che conosco per afferrare i sogni e le paure, mescolarli alle nostre esperienze, condirli di magia e immunizzarli alla caducità.
Lo ammetto, ogni volta che scrivo un racconto mi sembra di creare un mondo parallelo in cui una parte di me continua a vivere. Questo mi rende felice.

Qui trovate un breve filmato di presentazione, girato ieri con Giorgio in pausa pranzo: https://www.youtube.com/watch?v=5k_TmvjqM4U