mercoledì 28 agosto 2019

Narciso e Boccadoro


"Narciso e Boccadoro" di Hermann Hesse,
un libro che ho preso e lasciato più volte, ma mai abbandonato del tutto. Sentivo che aveva qualcosa da darmi così ogni tanto lo riprendevo, ci riprovavo.
Il momento giusto è arrivato adesso, dopo alcuni anni, in questi giorni di ozio marino, di grandi domande sul tempo e la caducità della vita. Di lotta spasmodica tra la ricerca di emozioni per non pensare alle brutture del mondo - oggi non c'è la peste ma c'è il razzismo, l'egoismo, il mondo è popolato da esseri imperfetti, dall'ingiustizia e Dio ha fallito - e la rassegnazione. Quel Dio cui Narciso ha dedicato l'esistenza, rinunciando a ogni piacere.
Narciso e Boccadoro, così diversi nei modi, così uguali nello spirito. Due anime complementari, gemelle.
Narciso che trova il proprio equilibrio nella vita claustrale, rinunciando, in fin dei conti, a vivere, e Boccadoro che si getta nella vita a capofitto, cibandosene a piene mani, quasi facendone indigestione. Eppure i due restano amici. L'unico vero amore di Narciso è quello provato per Boccadoro. Boccadoro ha invece amato centinaia di donne, oltre al caro amico, ma trova nell'arte, non in Dio, il senso dell'esistenza. L'arte che senza esperienze intense, traumatiche, gioiose, violente, non potrebbe esistere. 
Dov'è Dio se non nell'arte? 
Questo è un romanzo lento, senza tempo, che va assaporato poco alla volta, come bisognerebbe fare con la vita: senza fagocitarla ma senza neanche rinunciarvi del tutto. Lo stile di Hesse è esso stesso un'opera d'arte, cibo per l'anima, invito alla riflessione. Consigliato a chi non ha fretta, a chi non si accontenta. A chi cerca grandi risposte.