giovedì 18 giugno 2020

IoScrittore 2020 - I giudizi

Ho partecipato anche quest'anno all'IoScrittore, devo dire di aver ricevuto giudizi più che lusinghieri che mi spingono a concludere il romanzo che parla della mia adorata zia. Che ho scritto per lei, per omaggiare la sua vita e la sua dolce presenza nella mia. Il romanzo parte dalla tragica decisione finale per ripercorrere, in un ricordo, il suo inizio fatto di sogni, di sorrisi - nonostante la guerra in cui ha vissuto i primi nove anni - degni di una gioia di vivere prorompente, che ha tramandato a me e alla mia piccola Giorgia - molte delusioni e, alla fine, la sua tragica fine. Quando era in vita le avevo promesso che avrei scritto un libro su di lei, sulla depressione che la opprimeva da venticinque anni, segno, secondo me, di un'esistenza destinata alla guerra ma vissuta nella pace. Il senso del libro è proprio questo, un suggerimento a seguire la propria indole più che i propri desideri. Se sei nata farfalla non puoi vivere come un rinoceronte; se sei nata per correre e lottare non puoi permetterti una noiosa vita sedentaria. Se sei nata coraggiosa, non puoi vivere nella paura. Anche perché poi il coraggio viene fuori tutto insieme, ed esplode come nel peggiore (o nel migliore) dei finali, quello che ha regalato al libro che parla di lei.

Chi ha scritto i giudizi ha letto solo le prime 25.000 battute, se avessero letto il finale (che in tutti i miei libri è il pezzo forte, in questo credo di essermi superata) sarei passata senz'altro alla fase finale. Ma meglio così, non avrò fretta di sistemare il corpo del libro in un mese, mi darò almeno un altro anno in cui lo arricchirò, lo rimpolperò - tendo sempre di più a essere cruda e scarna - lo renderò un romanzo storico con la M (di Maria)  maiuscola :-)

Ed ecco i giudizi:



·       1.  SINOSSI: semplicemente, quella presentata non è una sinossi. Non mi è quindi possibile valutare la trama, l'intreccio o altro. Mi sorge il sospetto, però, che ci si trovi davanti a una black box (l'impossibilità di far morire l'io narrante, in quanto appunto non potrebbe narrare). INCIPIT: scritto molto bene, scorrevole e piacevole alla lettura. Qualche sbavatura (come "il ché" e piccole incertezze di punteggiatura, tra cui forse un eccessivo utilizzo del punto e virgola), ma davvero inezie. L'ho trovato interessante, di sicuro mi piacerebbe continuare la lettura. Peccato per la mancanza della sinossi, che non mi permette di valutare al meglio, come vorrei. Do comunque un 6 di sufficienza alla trama, perché quello che ho letto mi ha convinta di potermi trovare di fronte a un romanzo interessante. Brava.
·     2.    L'idea di una donna di 82 anni che decide di suicidarsi è interessante dal punto di vista narrativo. Forse andava sviluppata con maggiore respiro: raccontare meglio l'oggi, con più tempo e sfumature, invece di tuffarsi immediatamente nel ricordo del passato. Il racconto dell'infanzia e della prima adolescenza mi è parso poco originale e un po' affrettato. Il tono della narrazione è incalzante, i personaggi sono delineati a sufficienza ma si poteva fare meglio. Il testo, nella vicenda e nel tono, mi ha ricordato l'opera di Giovanni Verga, autore che però non amo.
·    3.     Incipit promettente. Il personaggio fa innamorare il lettore dal principio, abbracciando affetto immediato per la sua età avanzata. La sua fuga nell'infanzia fa vivere il lettore in prima persona la breve durata di una vita, ormai agli sgoccioli. Riguardo l'ambientazione avrei voluto sapere qualcosa di più su Palermo ai tempi della guerra. La scrittura incalzante cattura fin dall'inizio. Il ritmo è ben definito, ma ci si perde un attimo nella comparsa di numerosi nuovi personaggi.
·       4.  la sinossi è breve ma come si suol dire intensa, conferisce quel giusto schock da iniettare la voglia di sapere perchè... La narrazione è scorrevole anche se non entusiasma. Di fatto siamo di fornte alla classica storia raccontata in prima persona. La forma grammaticale è corretta e piacevole. Nel complesso è un'opera discreta.
·     5.    La trama di Maria è coinvolgente e la protagonista è interessante. Non immagino come possa trasformarsi dalla ragazza piena di vita e tranquilla alla vecchia signora maniaca del controllo e dell'organizzazione, ma sono curiosa di scoprirne la metamorfosi. La descrizione del mondo rurale siciliano coglie lo spirito dell'epoca e così anche i pensieri. In particolare i commenti della protagonista fatti col "senno del poi" sono originali e precisi. Forse i dialoghi sono un po' marcati in senso macchiettistico, ma sarebbe sufficiente qualche piccolo aggiustamento. Nel complesso la lettura è scorrevole e sarebbe bello se mantenesse queste caratteristiche anche nel seguito della narrazione.
·     6.    Un'opera cruda, che non adopera mezzi termini per raccontare una storia dalle radici profonde, come quelle della terra in cui si svolge. Il lessico utilizzato è volutamente freddo ed efficace, ed espone al lettore la psiche di una donna ormai anziana che ha vissuto numerose fratture e, nonostante ciò, ha portato con sé ogni battaglia persa come un fardello, spinta da un senso di rivalsa e, forse, una speranza ancora non del tutto svanita. Non è semplice affrontare certe tematiche, soprattutto se esse prendono vita nella mente di una signora anziana. Il suicidio non è una tematica comune, ad una certa età. Tralasciando qualche errore di battitura, il ritmo incalzante e tagliente dell'opera (almeno fino a questo punto) cattura il lettore all'interno di un mondo che appare curioso ma spietato. Le occasioni perse, l'adolescenza repressa troppo precocemente a favore di un bisogno di crescere in fretta per prendersi onere di responsabilità troppo grandi per una singola persona, sembrano essere il fulcro attorno a cui ruotano tutte le vicende. Le conseguenze di tali vicissitudini non possono che portare ad un tragico epilogo. I periodi corti ed efficaci contribuiscono a creare una danza di sentimenti contrastanti e repentini all'interno del lettore, lasciandolo di ghiaccio nei momenti salienti della narrazione. Se ne avessi la possibilità, leggerei sicuramente fino in fondo un tale sforzo letterario.
·    7.     Lo scritto si lascia leggere in modo scorrevole; la punteggiatura non è sempre corretta e alcuni errori (distrazioni o convinzioni?) emergono qua e là, come a pagina 3 vedo anziché vado in palestra, a pagina 6 era anziché le ragazze erano, lupara sguainata anziché spianata, a pagina 15 ché è accentato ma non significa perché. Ma il carattere predominante, al procedere della lettura, è il senso di mestizia che avvolge ogni pagina. L’ironia è assente, non esiste una minima concessione all’ilarità. È solo tragedia. C’è da domandarsi come abbia fatto la protagonista, Maria, a raggiungere la veneranda età di 82 anni in una vita costellata di errori! Questo dolore colpisce, perché si accumula, non è espiato, non si sublima. Pur nella buona accuratezza grammaticale e attenzione alla psicologia dei personaggi (che risultano molto credibili, facilmente inquadrabili e riconoscibili), il racconto che Maria traccia della propria vita in prima persona schiaccia il lettore, lo atterra, gli toglie il respiro e non gli lascia speranza.
·    8.     Mi è piaciuto moltissimo leggere le prime pagine di "Maria". Ecco finalmente un autore che scrive con passione, cura e attenzione ai dettagli.Grammatica, punteggiatura e sintassi ineccepibili.Ho trovato il testo molto ben curato, presentato con gusto squisito.Una scrittura elegante e delicata, accurata sul profilo storico e minuziosa nel descrivere i particolari che danno lustro alla storia. Il linguaggio è semplice, tuttavia scorre piacevolmente, è come leggere le pagine di un diario scritto con l'intento di tramandarlo in futuro a occhi attenti e a un cuore sensibile.Il mio giudizio è positivo.Questo libro merita di essere seriamente preso in considerazione.
·    9.     Datemi questo romanzo! Lo devo leggere! Di tutti gli incipit che ho letto, rimane il migliore: ben scritto, scorrevole, con un ottimo ritmo narrativo, una profondità pressoché perfetta, personaggi vividi e ben congegnati che si muovono in un’ambientazione ricostruita a dovere, teatro ottimale di una vicenda che promette una lettura avvincente. Ho amato queste pagine, non mi capita spesso. L’autrice è riuscita a catturare la mia attenzione sin dalle prime righe. Possiede la capacità di mostrare ciò che scrive, rendendo tutto reale e assolutamente credibile. Una costruzione ben fatta, si sviluppa senza cali di tensione narrativa, accresce il desiderio di proseguire nella lettura una pagina dopo l’altra. Ho notato alcuni refusi ed errori di pochissimo conto, che sono certa sarebbero rilevati e corretti in una rilettura. Lo stile è pulito, senza fronzoli, molto efficace. Ti fa entrare nella storia, ti avvolge e non ti lascia più. La trama (molto scarna) non mi aveva impressionata in modo particolare, per cui, non sapendo come evolverà la storia (a eccezione dell’epilogo, dichiarato da subito) è l’unico aspetto che purtroppo non sono in grado di giudicare con un punteggio pieno. Peccato!Per il resto, non ho molto da aggiungere, promuovo questo lavoro a pieni voti!
10. L’incipit ha una partenza lenta, non invogliante. La pecca principale è la totale assenza di ritmo narrativo. L’autrice usa la struttura dell’autobiografia o della memorialistica, ma lo fa con stile piatto, elencando eventi senza mostrare lo svolgersi delle scene e saltando da un evento all’altro senza un ordine logico o di collegamento narrativo. La prima parte del testo è prevalentemente composta da lunghe descrizioni, forse tipiche del genere a cui si è ispirata, ma non proprie del romanzo. Risulta quindi molto difficile identificare una vera e propria trama o un suo abbozzo. Si percepisce un miglioramento solo verso la metà circa, dal capitolo quattro e questo mi fa ben sperare per il proseguo. Da quel punto si inizia a vedere il delinearsi della trama. Lo stesso discorso vale per i personaggi. All’inizio la protagonista si racconta, ma non mostra molto di sé e delle sue azioni, si sa cosa pensa perché lo”dice” descrivendolo, ma non emerge nulla di specifico e di distinguibile sul personaggio e di conseguenza non se ne percepisce la forza, così come per gli altri. Anche qui c’è un cambiamento dal capitolo quattro, molto risicato, ma che può far sperare per il resto del romanzo, dato che la sua psicologia e il suo carattere iniziano a diventare evidenti. Giudicare l’originalità e più complicato visto questa alternanza e anche in questo caso il giudizio e spaccato a metà. La grammatica e l’ortografia sono molto buone. Nel complesso, dato l’evolversi in positivo dei vari elementi dell’incipit, voglio dare fiducia a questa storia

lunedì 8 giugno 2020

Un incantevole aprile





Ho letto questo eBook, regalatomi da un bravo editore, Fazi, nella sua campagna intitolata "Solidarietà digitale" per confortare i lettori nel terribile periodo di quarantena. Mi sono fidata e non mi sono pentita!
Il racconto è un omaggio alla bellezza dell'Italia: quattro donne inglesi lasciano il cupo inverno londinese, le loro vite tristi e monotone, per trascorrere un mese in Italia in un castello Medioevale nella splendida Liguria. La bellezza cosa fa? Lenisce le ferite, rallegra le loro vite, con semplicità le rende FELICI!
La Von Armin non è tra le mie autrici preferite, la trovo sempre molto semplice, a tratti ingenua, ma quando l'ho letto avevo più che altro bisogno di freschezza. A leggerla sembra di vedere i giardini fioriti che descrive con amore - capisco perché la chiamassero Elizabeth dei giardini - e i profumi arrivano fino a noi, anche se il mio gelsomino è fiorito e il sole qui non manca. Immagino che effetto debba produrre questo libro sugli inglesi!
W la lettura, W la nostra bella Italia 😊

Cristo si è fermato a Eboli


Qualche giorno fa ho notato questo testo nella mia libreria. Non sapevo neanche di averlo. Credo sia di quelli arrivati da un'amica di Giorgio che, non potendo tenere la montagna di libri lasciatile in eredità da sua madre defunta, li ha donati a noi, facendoci un regalo pazzesco. Levi mi ha chiamato e io ho obbedito: ho iniziato a leggerlo senza sapere cosa aspettarmi. E dire che la scuola elementare frequentata quarant'anni fa era intitolata proprio a Carlo Levi, e io non sapevo niente di lui. Possibile che alle medie e alle superiori non ci abbiano suggerito di leggere un simile capolavoro? O non ci abbiano almeno raccontato la grandezza di quest'uomo, pittore, politico e scrittore eccelso. Io avrei letto almeno una parte del libro ai miei alunni delle elementari, se avessi insegnato alla Levi. Parla tanto di bambini questo romanzo. Di giovani e adulti che abitano un luogo dimenticato da Dio, infatti Cristo si è fermato a Eboli. Non ha proseguito più a sud, in quelle terre affascinanti e tetre, in cui i contadini non si sentono trattati da "cristiani" ma da bestie, vivono in condizioni disumane, dividono la loro casa con gli animali, lavorano campi sterili a quattro ore di cammino da casa, sono affamati e malarici, i loro figli hanno le pance gonfie e le gambette sottili. Lo stato li tassa, li dimentica, i loro medici sono medicaciucci e i bambini che muoiono senza essere stati battezzati diventano dispettosi monachicchi. Magia e realtà si mescolano in questo ricordo preciso di Levi, di quando fu confinato in Basilicata e si innamorò di quei posti e di quella gente. Una terra così lontana dalla sua Torino bene, in cui medici e farmacisti non sanno neanche cosa sia uno stetoscopio. Il libro è di una bellezza incredibile, sembra un dipinto. Da leggere assolutamente, anche se credo che la maggior parte di voi l'abbia già fatto, non sarete tutti lenti come me che scopro una simile perla della narrativa italiana a 45 anni suonati. Chi lo ha letto lo rilegga! Dio, che capolavoro.