giovedì 26 luglio 2018

23 luglio 2018, le nostre NOZZE di PIZZO






Il pizzo con i suoi ricami in continuo mutamento...
13 anni fa abbiamo scelto di legare le trame delle nostre vite, che si sono intrecciate, arrotolate, annodate, sciogliendosi sempre in cascate favolose.
I ricami che siamo riusciti a produrre sono stati il più delle volte calcolati, desiderati, altre inattesi, improvvisi.
Quest'ultimo anno i ghirigori della nostra tela hanno prodotto immagini che ci hanno fatto tremare; immagini che ora rendono più prezioso e vero il nostro telaio.

Come leggemmo quel giorno di tanti anni fa: FORTE COME LA MORTE È L'AMORE.


Celebriamo il tredicesimo anno, l'ingresso nella nostra adolescenza matrimoniale, con questo motto insuperabile.


Tendiamo le maglie dei nostri ricami e teniamoci stretti, Amore! 

venerdì 20 luglio 2018

L'idiota




Concludo questo libro dopo 7 mesi e mezzo. È la prima volta che ci metto tanto a leggere un singolo libro. Iniziato la notte più buia della mia vita, in cui l'unico spiraglio di luce proveniva da un libro bianco adagiato sul comodino.
L'incipit, un capolavoro alla Dostoevskij. 
Un treno, il freddo glaciale, un uomo dall'aria ingenua vestito in maniera non adeguata al tempo e al luogo incontra due miserabili.
Un uomo solo, smarrito, senza un posto in cui andare né mezzi di sostentamento, nella sua sventura consola i disperati della Terra.
L'Idiota torna in Russia dopo essere stato in Svizzera a curare la propria malattia, dove incontrerà una serie di persone benestanti, nobili, due donne che riusciranno a rimandarlo al manicomio.
Un'anima pura che gettata in pasto ai comuni mortali, meschini, egoisti, che si sentono grandi solo per un titolo nobiliare, si ritira definitivamente in se stessa rifugiandosi nell'oblio.
La domanda finale è: chi è davvero idiota? 

L'uomo medio, discretamente ignorante, superficiale, tronfio. 
O l'uomo semplice, umile, colto... buono?
Se ci ripenso piango. Che viaggio. Grazie Dosto.


***

"Dobbiamo leggere Dostoevskij quando ci sentiamo a terra, quando abbiamo sofferto sino ai limiti del tollerabile e tutta la vita ci duole come un’unica piaga bruciante e cocente, quando respiriamo la disperazione e siamo morti di mille morti sconsolate. Allora, nel momento in cui, soli e paralizzati in mezzo allo squallore, volgiamo lo sguardo alla vita e non la comprendiamo nella sua splendida, selvaggia crudeltà e non ne vogliamo più sapere, allora, ecco, siamo maturi per la musica di questo terribile e magnifico poeta".

Hermann Hesse

mercoledì 4 luglio 2018

Diario di viaggio: Un giorno a Torino

Scrivo questo itinerario con l'intento di dare consigli utili a chi si appresta a visitare questa bella città per la prima volta.

Il primo consiglio che posso dare è di non andarci d'estate. Io ci sono stata nel week-end tra il 30 giugno e l'1 luglio e sono quasi morta di caldo. Pensavo che la vicinanza con le Alpi le infondesse un clima fresco. Ahimè, le Alpi contribuiscono a mantenere l'aria stagnante...

Ho scelto l'hotel come sempre su Booking. Hotel Antico Distretto, un due stelle che ne vale quattro, nel centro storico, comodissimo per chi arriva in auto e vuole visitare la città a piedi.

Ma passiamo all'itinerario :-)

Lasciate le bambine dalle zie per il pigiama party canturino - notare l'espressione sgomenta -



mi sono fatta coraggio e ho affrontato questo lungo viaggio di un'ora e trenta con il mio maritino in direzione Torino! (Città che nessuno dei due aveva mai visitato prima)

Siamo arrivati più o meno all'ora di pranzo, abbiamo lasciato il trolley nella bella stanza assegnataci e siamo usciti subito, con l'intento di pranzare e tornare in hotel, rimandando al dopo-pisolino il giro della città, viste le temperature ampiamente al di sopra dei 30 gradi.





Seguendo le indicazioni del receptionist ci siamo diretti verso via Garibaldi e da lì siamo arrivati in piazza Castello.
Torino ci ha subito rapiti, tanto che non siamo riusciti a tornare in dietro, malgrado il caldo infernale. La città desolata sembrava tutta nostra. Siamo entrati nella piazza, fatto un giro su noi stessi e poi fiondati sotto i portici in direzione Piazza San Carlo.




La particolarità di questa città, a parte le grandi piazze, è la presenza di portici che la ricoprono quasi interamente. Questo ci ha permesso di non beccarci una insolazione e di osservare la città da un punto di vista unico. Tra una piazza e l'altra non bisogna perdersi le gallerie che si aprono di tanto in tanto ai lati dei portici, molto suggestive.





Dalla piazza San Carlo abbiamo proseguito dritti dritti fino alla stazione di Porta Nuova, in pratica le due piazze e la stazione sono allineate; abbiamo pranzato in quella zona e poi abbiamo preso il corso Vittorio Emanuele I (o secondo?, lì è tutto un Vittorio e Vittoria primi, secondi e terzi) in direzione fiume Po.
Ci siamo fermati presso una chiesa protestante in cui un volontario ha provato a convertirci. Eravamo così stravolti dal caldo che siamo stati lì seduti, al fresco, fingendo di ascoltarlo. Lo abbiamo addirittura ringraziato prima di riprendere il cammino verso il Po.

Buttato un occhio nel parco del Valentino, siamo andati sulla ciclabile che costeggia il fiume.





Il paesaggio in quel punto è incantevole, ci sono le colline a ridosso del fiume e la chiesa della Gran Madre di Dio, sull'altra sponda, è davvero suggestiva. Dal lungo Po si può vedere anche la basilica di Superga che sembra un po' dominare la città. Ci siamo seduti su una panchina all'ombra, tolti le scarpe, rilassati qualche minuto provando a fermare il tempo, in un momento felice e di leggerezza mio e di Giorgio.

Era da tanto che non ci concedevamo un week-end soltanto noi due :-)




Arrivati al Ponte Vittorio Emanuele I (o secondo?) abbiamo scelto di proseguire sulla Piazza Vittorio (la fantasia dei torinesi)  anziché percorrere il lungo ponte al sole per raggiungere la chiesa della Gran Madre di Dio.
Piazza Vittorio è risultata la mia piazza preferita - sarà stato il nome - immensa, piena di portici e piccoli bar, dove ho chiesto un Bicerìn - non sapendo cosa fosse - e il cameriere mi ha spiegato che si trattava di cioccolata calda, caffè e crema di latte, così abbiamo optato per un bel caffè shakerato che ci ha rianimati.

Da lì abbiamo raggiunto l'imponente Mole Antonelliana, dove saremmo potuti entrare con un'ora di fila al sole...








Salutata in fretta la Mole, seguendo la direzione per l'hotel, siamo ripassati dalla piazza Castello per arrivare alla Cattedrale della città. Siamo entrati a visitare la cappella della sacra sindone, respirato per qualche istante i sogni dei milioni di credenti che sono passati di lì, ammirato altre cappellette laterali tra le quali quella del Beato Pier Giorgio Frassati - chissà perché pensavo fosse un prete vimodronese - e poi siamo andati verso l'hotel, fermandoci ad ascoltare la predica di un invasato che riempiva la piazza con le sue urla (altri due minuti di sole e avrei potuto fare di meglio) e onorato la nostra vocazione fantozziana con il famoso Bicerìn; ustione di primo grado alla lingua con una temperatura esterna di 36 gradi all'ombra. Ma non potevamo lasciare Torino senza quella esperienza mistica.

Rientrati in hotel ci siamo riposati con il condizionatore a palla, un paio d'ore di pace per uscire nuovamente alle 8 di sera, cenare in un pub nella zona e fare più o meno lo stesso giro del pomeriggio - circa otto chilometri - con le magiche luci della sera.

Speravamo in un rinfrescamento serale ma nulla, non tirava un filo d'aria neanche a pagarlo, per cui abbiamo sofferto di nuovo e assai.

Torino di notte merita comunque quel sacrificio disumano.

Con i lampioni dorati ci ha ricordato un po' la nostra amata Parigi.

Romantica ed elegante Torino, arrivederci presto (mai più d'estete).











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