venerdì 31 maggio 2019

DAY 2. Diario di viaggio in California: Hollywood e Santa Monica



Il risveglio a Los Angeles sembra un sogno, guardiamo increduli fuori dalla finestra. Ci sono i tetti bassi delle case vicine, le palme alte e il palazzo di Wilshere giù in fondo. Sembra di non aver vissuto una notte vera e propria, a Los Angeles la notte non è mai del tutto buia.
Grazie al Jet leg, che nel nostro caso compie un miracolo e ci rende mattinieri, alle 7:30 siamo già fuori casa. Prendiamo la macchina e cerchiamo un posto per fare colazione. Andiamo in un bar vicino a uno degli infiniti Starbucks che dominano Los Angeles, dove beviamo dell'orribile cappuccino e mangiamo disgustosi danut/croissant spendendo la bellezza di 40 dollari, così, subito dopo, ci precipitiamo nel Market più vicino - Catalina, che scopriamo poi essere sud americano - dove compriamo latte e cereali per la colazione decente del giorno dopo. E anche qualche pasta pronta per cena, se ci gira di mangiare a casa, e una cassa d'acqua. Abbiamo una settimana intera da trascorrere a Los Angeles e non vogliamo lasciarci cogliere impreparati.
Siamo indecisi se inaugurare la vacanza partendo da Hollywood o da Santa Monica, entrambi luoghi attraenti e fondamentali per conoscere la città, alla fine iniziamo dal posto più vicino a noi: Hollywood. Dieci minuti d'auto, tra viali immensi e palme altissime, ed eccoci su Hollywood Boulevard. Troviamo parcheggio a pochi metri dal centro, sono le dieci di mattina e non c'è quasi nessuno in giro. Troviamo addirittura posto nei parcheggi free, ma non sapendo come funziona con il disco orario - la sosta massima consentita è di due ore - optiamo per quelli a pagamento.




Passeggiamo sulla Walk of Fame dove scattiamo qualche foto accanto alle stelle dei nostri personaggi preferiti, andiamo al Teatro Cinese e al centro commerciale di cui non ricordo il nome a vedere se esiste ancora il Trastevere, il ristorante italiano in cui avevo lavorato come hostess diciassette anni prima. Il Trastevere è ancora al suo posto, così come la scritta di Hollywood perfettamente visibile e banalmente emozionante. Facciamo un giro all'Hard Rock Cafè dove prendiamo qualche souvenir e torniamo all'auto.
Siamo a metà giornata così decidiamo di andare a Santa Monica; pranziamo in un Mc Donald sulla Brea e, dopo un'ora di viaggio (anni fa ci avrei messo mezz'ora in meno, ma il traffico a Los Angeles è gravemente peggiorato) arriviamo a Santa Monica. Avevamo lasciato un bel clima caldo a Los Angeles, come spesso accade sulla spiaggia fa invece freddo. Ci saranno 13 gradi, per fortuna ho portato il piumino leggero di zia Maria che mi protegge dal vento. Nonostante il clima non sia proprio piacevole, corriamo e ci ruzzoliamo sulla spiaggia, guardiamo allibiti i messicani in costume che fanno la doccia con tredici gradi, anzi un po' li invidiamo.





Il pear con le giostre non è cambiato, così come l'immensa pista ciclabile che attraversa la spiaggia, le palme, le auto dei bay-watch, la gente che corre, pedala e si muove su mezzi strambi che in Italia non si sono ancora visti.




Iniziamo a sentire la stanchezza del viaggio e del jet leg, così decidiamo di rientrare nel nostro bell'appartamentino a Oakwood. Il viaggio è di nuovo di un'ora, ma è bello guardarsi intorno e vedere le case che cambiano da una zona all'altra, gli spazi aperti, le strade larghe, le macchine grosse che fanno sembrare il nostro suv un'utilitaria.
Alle 5 siamo a casa, faccio un grande sforzo per non addormentarmi a quell'ora, Giorgio cucina i noodles acquistati al mattino da Catalina, credo che più o meno alle sette crolliamo secchi, sui letti più comodi del mondo.

lunedì 27 maggio 2019

DAY 1. Diario di viaggio in California: Milano - Los Angeles



Ho prenotato questo viaggio dieci mesi prima della partenza, precisamente a giugno 2018, quando, calendario scolastico alla mano, ho notato uno dei ponti più lunghi della storia. Univa Pasqua, 25 aprile e 1 maggio.  Ho chiamato Giorgio facendogli la proposta e lui, senza pensarci due volte, ha risposto uno dei più bei "Sì" che siano mai usciti dalle sue labbra!
Sono andata su Expedia a cercare il volo, ho scelto di partire da Linate, che è a 20 minuti da casa, ad un orario decente del mattino con ritorno nel tardo pomeriggio, sempre a Linate.
Compagnia aerea più conveniente: British Airways, con scalo a Londra di 5 ore (sia all'andata che al ritorno) e un volo fino a Los Angeles all'andata, e da San Francisco al ritorno, di circa 11 ore. Prezzo dei biglietti, inclusa l'assicurazione sia sanitaria - obbligatoria negli USA - che annullamento, circa € 500 a testa.
Siamo partiti da casa giovedì 18 aprile, primo giorno di vacanze pasquali, alle 8:30 di mattina. Ci ha accompagnati in aeroporto nonno Reno che ringrazio anche dalle pagine di questo blog. Abbiamo preso il primo volo della British alle 11:25, abbiamo fatto uno scalo di 5 ore a Heathrow, uno tra i più grandi (credo sia terzo al mondo) e lussuoso degli aeroporti, dove abbiamo pranzato e passeggiato tra negozi da capogiro (Louis Vuitton, Cartier, Tiffany e marchi di questo tipo; sembrava di essere in Via Montenapoleone). Le ore sono volate e ci siamo ritrovati in un attimo su un aereo dell'American Airline, che ha effettuato il volo per la British, che in 11 ore ci ha consegnati a LAX, l'aeroporto internazionale di Los Angeles.



Il volo è stato lungo ma piacevole, io ho schiacciato anche un pisolino, Giulia ha dormito qualche ora, Giorgio e Giorgia hanno visto film a tutto spiano, infatti quando siamo arrivati a destinazione erano stravolti.
Durante l'atterraggio, lo ammetto, mi sono commossa, ed è stata l'unica volta durante tutta la vacanza. Vedere Los Angeles dall'alto, dopo 17 anni, così illuminata... è stato un po' come se mi avesse detto: bentornata! Come se la sua anima avesse riconosciuto la mia.
Siamo atterrati alle 8 di sera (5 di mattina in Italia). Prima di uscire dall'aeroporto abbiamo dovuto sottoporci al vaglio di alcune macchinette automatiche, dove ci hanno scannerizzato i passaporti, chiesto se per caso non fossimo pericolosi terroristi e non avessimo l'ebola - tutte domande già fatte per il rilascio dell'Esta - preso le impronte digitali e scattato le foto segnaletiche (a quell'ora e dopo un simile viaggio in effetti non avevamo un aspetto tanto rassicurante). Col foglio di via ci siamo presentati, dopo un massacro chiamato fila di mezz'ora, davanti ai poliziotti dell'immigration che ci hanno riposto le stesse, inutili domande, ripreso le impronte digitali - le mie non so perché non si riuscivano a rilevare, per un attimo ho temuto di averle lasciate in Italia - e alle 9 di sera siamo usciti all'aria aperta. Dopo un attimo di smarrimento - c'è un caos infernale fuori da quell'aeroporto - seguendo le indicazioni siamo andati verso la fermata degli shuttle delle varie compagnie di autonoleggio. Abbiamo preso quello della Hertz, con l'autista che si sentiva un pilota di Formula Uno. Siamo quasi volati per terra per un'inchiodata, insomma, le bambine hanno visto con i loro occhi di aver rischiato più in quei cinque minuti di bus che in 15 ore di volo.




Alla Hertz fortunatamente non c'era fila, in pochi minuti ci hanno consegnato l'auto, prenotata anch'essa dieci mesi prima tramite Expedia, alla modica cifra di 330 € per 12 giorni (ritirata a LAX e riconsegnata all'aeroporto di Las Vegas il 30 aprile. Da lì poi abbiamo proseguito per San Francisco in volo, dove ci siamo mossi a piedi o con i mezzi pubblici/Uber).
Dopo una lunga coda sulla freeway - pazzesco, a Los Angeles c'è traffico a qualunque ora del giorno e della notte - siamo arrivati all'appartamento prenotato su Booking, pagato una settimana prima 750 € per una settimana, denominato Unit B in Oakwood Avenue. Una zona periferica e tranquilla, vicino Hollywood.
Da fuori ci è sembrato subito carino, uno stabile verde con un bel tetto spiovente, dove all'ingresso bighellonavano dei ragazzi su una veranda, mezzi sballati ma dal fare amichevole, che ci hanno indicato la strada da seguire per raggiungere l'appartamento. Abbiamo parcheggiato all'interno, dove c'era un posto riservato a  noi, salito i gradini, quella che sembrava una prostituta brasiliana ha aperto la porta del nostro appartamento ma... a un primo sguardo scopriamo che è tutto sporco. I letti sono sfatti, nel bagno ci sono gli accappatoi per terra. Sono le 11 di sera (8 di mattina in Italia) siamo svegli da oltre 24 ore, potrei ammazzare qualcuno se non mi danno un letto. Giorgia, che non ha dormito durante il viaggio, si addormenta ovunque, Giulia invece è bella arzilla e affascinata dalla città e da tutto quello che sta accadendo. Giorgio chiama la proprietaria che gli risponde: "Ah, ma arrivavate oggi?? Perdonatemi, arrivo!!"
Nel frattempo chiamo due alberghi nella zona per vedere se hanno posto ma sono tutti pieni, così porto sul balconcino che unisce il nostro appartamento ad altri due e mi siedo rassegnata a trascorrere l'ennesima notte in bianco. L'aria è quella di Los Angeles: inodore, fresca, leggera; io e Giorgio ci ridiamo su, ma quando la tipa arriva - dopo un'ora - mi passa la voglia di ridere. Si presenta con una donna, che potrebbe essere sua madre, e si mettono a pulire in fretta e furia.
Un'ora così, insomma, con Giorgia che dorme in macchina, Giulia vispa e allegra che commenta l'accaduto, io che mi consolo pensando che questa la rovino con una recensione negativa.
Alla fine ci consegna l'appartamento all'una di notte.
Inutile dire che più che addormentarci siamo svenuti. Mai letto mi è sembrato più comodo :-)