giovedì 13 febbraio 2020

Un anno senza di te



Un anno fa mi trovavo in questo stesso ufficio, con lo smalto rosso sulle unghie. Rosso come il sangue. Mi avevano depositata qui, come un pacco in attesa di essere spedito all'inferno, mentre Giorgio e Francesco erano corsi dallo zio a capire che cosa fosse successo. Io non capivo niente, mi ripetevo che non era possibile. La zia non poteva essere morta in quel modo, improvvisamente; non poteva essere finita così. Il giorno dopo sarei dovuta andare a trovarla, come ogni giovedì. Perché non mi aveva aspettata? Camminavo e scuotevo la testa, mi sedevo, tremavo, piangevo senza lacrime, camminavo e giravo in tondo. Il telefono sembrava un centralino ed eravamo tutti sconvolti, farfugliavamo deliri.
Divenni sorda per alcuni mesi. Le mie orecchie rifiutavano la realtà. Sentivo in lontananza l'urlo degli angeli, di nonna Rosa, zia Elena, zia Rosaria, zia Pina; i nostri antenati si disperavano emettendo un suono distante, ovattato. Tentavano di fermarla, come ho fatto io, per molti mesi. Ma io quell'urlo non lo volevo sentire. Mi faceva rabbrividire fino alle ossa. Un urlo su più tonalità, tutte acute e diverse tra di loro. Mia zia, ha fatto urlare gli angeli o forse era il mio inconscio che piangeva.
E' stato un anno difficile, in cui ho pianto molto. In cui mi sono sentita instabile e arrabbiata, malinconica; ho trascorso un anno a cercare delle risposte, a cercare di capire mia zia, a cercare di fermarla. A chiedermi dove avessi mancato. Perché avevo sbagliato anch'io qualcosa. Come tutti quelli che le stavano accanto, non ero riuscita a proteggerla.
In estate sono stata così male che ho dovuto prendere le stesse medicine che prendeva lei per l'ansia: il Prazene. L'ho preso per qualche giorno ma non mi sentivo più dentro, così l'ho sospeso è ho affrontato il nostro male. Lei ha preso per vent'anni quel farmaco infernale. Dov'era finita mia zia?
Però poi a Natale è successo qualcosa. Mi sono resa conto che avrei dovuto lasciarla andare. A Natale ho capito che avevo bisogno di leggerezza, come lei, che invece si rendeva la vita pesante in ogni modo. Stavo facendo il suo stesso errore, questo mi ha suggerito in un orecchio:
"Lascia andare le zavorre e vola. Non prenderti troppo sul serio, la vita è un gioco che dura un sospiro".
Da Natale non soffro più di attacchi di panico. I tormenti degli ultimi anni li ho lasciati nel bosco insieme al trauma per la sua morte. Ho portato con me solo il mio amore per lei.

Oggi voglio ricordarti così, felice con Giorgia tra le braccia - la nostra piccola Maria 💕 - tuo marito accanto. Un uomo eccezionale che ti ha dedicato la vita e ha fatto di tutto per proteggerti.
Manchi come l'aria ed è già un anno che manchi. Manchi agli occhi, alle braccia, alle mani. Manca la tua voce, la tua forza, le tue parole che erano carezze. Manca la dolcezza dei tuoi gesti, la purezza dei pensieri, l'eleganza del tuo sguardo. Se solo avessi saputo quanto fossi preziosa.
Perla bianca in un oceano nero, il vuoto che hai lasciato è grande quasi quanto la luce che emani da lassù.
Stammi sempre vicino, 
Tua NaniTua

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