martedì 16 dicembre 2014

- 10 giorni: LUI

E poi a un certo punto, quando mi convinco che l'intero universo maschile sia uno schifo, arriva lui.
I suoi predecessori gli hanno steso metri e metri di tappeto rosso, suonato trombe, liberato colombe.
Lo conosco in maniera miracolosa, poi lo incontro a una festa in casa mia, negli unici sei mesi in cui vivo da sola.
La gentilezza fatta persona, così a modo che penso che sicuramente è gay, come tutti gli uomini migliori.
Ma il giorno dopo mi telefona, al mio compleanno mi fa gli auguri suonandomi al telefono una musichetta al pianoforte che fa partire il fax...
Mi invita a festeggiare con lui e i suoi amici il capodanno, alla festa sono tutti gay.
Dopo due giorni lo invito a cena a casa mia, scongelo due confezioni di salti in padella - a ventinove anni cucinavo così - poi andiamo dalla mia amica sposina giù al primo piano, che mi dice "questo è il migliore di tutti" e io le rispondo "ma non siamo insieme, è gay".
E invece aveva ragione lei.
Dopo sei mesi vivemao insieme, io intanto aspettavo che tirasse fuori il lato brutto del suo carattere.
Dopo 11 anni, di cui 10 e mezzo di convivenza e due figlie, sono ancora qui che aspetto.
Giorgio, l'uomo più gentile dell'universo, il più felice, buono - non gli ho mai sentito dire una cattiva parola su nessuno - onesto, umile, fantasioso, leggero, ironico, intelligente, dolce, carismatico, è il mio uomo.
E io, che sono sempre scontenta di tutto, non sono scontenta di lui.
Anzi, mi ripeto che non lo merito.
Che la mattina si sveglia un'ora prima per preparare la colazione a me e alle bambine, che mi vizia in tutti imodi, che mette la mia felicità prima della sua. Che mi dice che è felice delle bambine, ma che più di tutto è felice di me.
Non lo merito, ma ringrazio la vita, che è stata molto gentile con me :-)

Dal mio romanzo inedito:



2

Aveva conosciuto Giorgio tre mesi prima su internet; non in uno di quei siti appositamente dedicati agli incontri di coppia, figurarsi, Giulia quei covi di assatanati li evitava come la peste.
Giorgio aveva trovato il suo blog per caso; era una calda notte di fine estate, e lui era incappato per sbaglio in una sua poesia mentre navigava alla ricerca di nuove idee per la creazione di un sito web. Non era solito lasciare segni dei suoi passaggi virtuali negli innumerevoli siti in cui scivolava, ma quella volta gli sfuggì un breve commento, al quale lei non esitò a rispondere.
Giulia si stupì molto per quell’incontro, così gli chiese come avesse fatto a sbucare dal nulla in quel modo. Era davvero impossibile scovare quel suo rifugio segreto, a meno che non se ne conoscesse il link.
Lui le rispose con una lunga lettera, in cui le parlò del nulla…
Così, quasi senza accorgersene, si trovarono a scriversi delle e-mail a cadenza settimanale, in cui lui le raccontava del suo amore per la musica e lei gli parlava di poesia.
A nessuno dei due era venuto in mente di invitare l’altro a prendere un aperitivo, ad esempio, per incontrarsi davvero, sebbene abitassero ad una trentina di chilometri di distanza. Fino a quando non si scambiarono un invito nello stesso identico istante.
Erano trascorsi quattro mesi da quel loro fortuito incontro, e mentre lui le scriveva che il ventitré dicembre avrebbe suonato col suo Quartetto a Milano, e la invitava al concerto, lei, nello stesso momento, lo invitava alla festa che aveva organizzato proprio per quella sera a casa sua.
Era evidente che la vita aveva scelto per loro una data; avrebbe potuto evitare, però, di comunicarlo a entrambi nello stesso identico istante!
Decisero così, rigorosamente tramite e-mail, che si sarebbero incontrati dopo il concerto di Giorgio, alla festa di Giulia.
Così Giulia arrivò alla sera di quel ventitré dicembre, maledicendo Fabrizio e fantasticando su Giorgio.

 3


Tre ore prima dell’inizio della festa, Giulia si trovava in fila alla cassa del supermercato vicino casa, con un carrello strapieno di cibarie, dieci persone in fila prima del suo turno e un tempo d’attesa di almeno mezz’ora. Aveva pochissimo tempo per correre a casa, dare una rassettata generale, preparare tartine e dolcetti, spargere le candele e accogliere gli ospiti!
Ma anche quella volta il tempo fu clemente con lei.
Era una sua qualità innata quella di riuscire ad arrivare sempre puntualissima, nonostante i contrattempi, ai suoi appuntamenti.
Alle dieci di sera, quando iniziarono ad arrivare gli ospiti, aveva appena passato il rossetto sulle labbra, e ogni cosa era magicamente al suo posto.
Iniziò a convincersi di avere la capacità soprannaturale di rallentare il tempo, e poi dilatarlo; di volgerlo insomma sempre a suo favore. Anche sforzandosi non riusciva proprio a trovare un’altra spiegazione a quell’altalena temporale!

Gli ospiti iniziavano ad arrivare, a processione.
Dapprima le amiche, coi loro complimenti di routine come-hai-addobbato-bene-casa, che-bella-cera-che-hai, cosa affatto vera poiché la sua stanchezza era evidente anche con due centimetri di fondotinta; poi arrivarono i ragazzi, prima i suoi amici, poi gli amici delle mie amiche.
Ma l’ospite più atteso tardava ad arrivare e l’ansia saliva vertiginosamente. Era il suo primo appuntamento al buio!
Tutto ciò che conosceva di quell’uomo era il suo nome, Giorgio, che di mestiere faceva il violinista - qualcosa che apparteneva a un’altra epoca, così affascinante! - che aveva praticamente la sua stessa età e non abitava molto distante da lei.
Non riusciva a immaginarselo fisicamente, non aveva mai visto una sua foto né sentito la sua voce. Si erano scritti una quindicina di e-mail in quei mesi, nelle quali entrambi avevano evitato di descriversi esteriormente ma dalle quali era trapelata una rara gentilezza di lui… qualcosa a cui lei non era abituata.
In genere chiunque la incontrasse la invitava a uscire il giorno dopo; lui non lo aveva fatto. Era questo che più di tutto la incuriosiva.
Non sapeva se fosse un bel ragazzo o meno, e nemmeno se fosse già impegnato. Ovviamente sperava che fosse bellissimo e single… in qualunque caso sarebbe diventato importante per lei. Non le fosse piaciuto fisicamente – o fosse stato sposato - sarebbe diventato quantomeno il suo migliore amico.

Poco prima della mezzanotte suonò il citofono.
Dall'altra stanza le sue amiche cinguettarono Giulia-corri-sono-arrivati!, oddio-che-emozione-che-emozioooneee!, e lei corse, il tempo le venne incontro rallentando impercettibilmente… riprese fiato, rispose:  «venite!» con forse troppo entusiasmo.
Ebbe giusto un attimo per guardarsi allo specchio: i capelli non le stavano affatto bene, e quegli occhi stanchi… le ricordarono gli occhi che aveva giurato di non volere rivedere mai più!

Li aveva truccati troppo.

Sei mesi… erano trascorsi appena sei mesi dalla fine dell’incubo.
Come era riuscita a fuggirne?
Abbassò lo sguardo.
Si guardò nuovamente allo specchio, con una tristezza infinita.
Ne era fuggita davvero, o stava solo sognando?
Giulia-vieni-sono-arrivati! Provò a scuoterla Michela.
Giulia guardò sua sorella, riflessa nello specchio.
La vide svanire.
Due mani le cinsero la vita.
Un bacio sul collo.
«Sei bellissima», le sussurrò David, sfoggiando il suo sorriso migliore, «stasera faremo scintille.»

Giulia odiava quel sorriso.
Giulia odiava Los Angeles.
 

1 commento:

  1. Gli incontri belli del Destino esistono. Con tanto di trame imprevedibili. :)
    Pagel

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