giovedì 13 giugno 2013

20



Sono passati quasi 20 anni da quando compii 20 anni, e piangevo in bagno perché mi sentivo grande! Piangevo e non sapevo che la vita che avevo davanti sarebbe volata più velocemente di quella che avevo vissuto fino ad allora.
A 20 anni piangevo, vestita da pinguino, con mia zia che provava a consolarmi dicendo che si, erano 20 i miei anni; erano 20, non più 19, ma comunque potevo ritenermi giovane. 
Volendo. 
Non mi ha mai dato soddisfazione mia zia, chissà perché?
Una forma di amore-odio è ciò che la lega morbosamente a me, inizio a pensarlo sul serio.
Io oggi direi a un 20enne che è un bambino!
Mia zia ai tempi, e avrà avuto l’età che ho oggi io, forse qualcosina in più, ma roba da poco, mi disse che comunque potevo ritenermi giovane; non bambina.
E mio padre a ribadire che a 20 anni non si ha più la freschezza dei 15; CAZZO 20. 
Come si può parlare di freschezza perduta ad una ventenne vergine?
Avevo un fidanzato a quei tempi, un fidanzato ufficiale.
Ai  miei tempi si usava così. Immagino che i 20enni di oggi riderebbero. Un fidanzato ventenne, un diploma fresco e inutile, un lavoretto come baby sitter. E oggi il bambino che curavo, preso a 4 mesi e amato, come si ama un figlio... oggi compie 20 anni. Lo incontro per strada, il filo che ci unisce è magico, chissà che ricordo ha di quei tempi? Io lo vedo e mi emoziono. Lo vedo e penso che quando io avevo la sua età ero già la sua mamma.
Come può essere cresciuto così in fretta? 
Mi guardo allo specchio, il mio primo capello bianco!
Come posso essere cresciuta così in fretta???

Chi mi ha rubato il tempo?
20 anni trascorsi in un giorno, come se quei 20 anni fossero invisibili agli occhi del mondo che di anni ne ha milairdi! Forse è così, e la mia anima è vecchia come questo mondo. Questi 20 anni sono volati, svaniti, probabilmente nemmeno vissuti.
Qualche sbiadito ricordo mi dice che forse sono pazza ad avere certi pensieri.
Ma oggi ho 40 anni, quasi, e me ne sento 2000 e 18 allo stesso tempo.
40 anni. 
Un diploma inutile che mi guarda dall’alto e mi ricorda che dal '94 ad oggi sono passati 20 anni. 
Le date, l’unico appiglio a questa veloce esistenza!
Qualcosa di concreto e che mi dice “sei esistita!” “sei nata” “ti sei diplomata” “hai avuto due figlie” “ti sei sposata” “hai amato”.
Ho amato.
Ho un marito.
Un diploma inutile, due figlie adorabili, cioè una più adorabile dell’altra.
Due figlie che in un attimo avranno 20 anni, e le vedo sfuggirmi di mano insieme al tempo.
Mi ritroverò a 60 allibita, come lo sono oggi, come lo fui a 20 anni. 
E i prossimi 20 saranno ancora meno miei.
Gli ultimi 20 non li ho spartiti con nessuno in fondo: fidanzati, viaggi, studi, ma io non dovevo rendere conto cha a me stessa, per dio! 
I prossimi 20 li butterò dietro alle mie figlie.
I loro 20 anni e i miei 60.
Non è che non sia del tutto felice, questo no.
Perché volendo avrei molti motivi per esserlo; se solo non fossi così pessimista...
E' che la mia felicità VERA sarebbe, oggi, poter star qui e scrivere, scrivere di me e del mio tempo perduto. Vorrei scrivere senza guardare l’orologio. Senza dover andare da Giorgia all’asilo tra un’ora, e pensare “ma si, continuo domani,” e domani trovarmi a rileggermi e a odiare quello che ho scritto, riprendere il filo del discorso e non aver più la stessa passione, lo stesso slancio di oggi. 
La stessa concentrazione. 
Perché se l’ispirazione ce l’ho oggi... per quale assurdo motivo dovrei scrivere domani?
Non ho mai fatto nulla nel momento giusto nella mia vita. 
Mai.
La prima volta: sbagliata. 
Sbagliata completametne. 
Il primo bacio: peggio che peggio. 
Mai una prima volta che vada come dio comanda. 
La prima pubblicazione, un disastro. Un libro che forse non meritava di essere pubbliucato, ok, è anche colpa mia.
E’ sempre colpa mia per ogni mia prima volta sbagliata. 
La mia prima-prima volta. Cazzo se ho sbagliato.
Ma lì mi è mancato il coraggio.
Avrei dovuto farlo con l’uomo che ai tempi amavo con tutto il cuore, l’anima, la pancia, ogni mio senso.
Lo amavo, avevo 17 anni, avrei dovuto farlo con lui.
Anche lui mi amava, e poco imprtava se io stavo con un altro e lui era visto male dai miei genitori. Il mio ex non era che un amico. Uno che non meritava la mia prima volta.
Non la meritava.
Fu una vendetta, la mia prima volta, contro me stessa, che non riuscii a concedermi all’uomo che amavo come non ho più amato nessuno! Nemmeno egli stesso riuscii più ad amare in quel modo, ritrovato e allontanato dopo 10 anni esatti.
Io lo amavo a 17, non a 27 anni!, e ai tempi me lo allontanarono con la forza. Siamo cresciuti in due modi e mondi differenti. Ci siamo ritrovati dopo dieci anni e purtroppo non eravamo più quegli adolescenti con gli ormoni impazziti.
Però avrei dovuto regalare a lui la mia prima volta.
Non sono mai stata un tipo coraggioso.
Questo è il mio più grande difetto.
Ho paura, paura di tutto,e mi atteggio a guerriera. Questo paradosso me lo porterò fino alla tomba!
E qualche ora fa, avevo talmente paura di questo schifo di situazione in cui mi ritrovo, che ho invocato l’aiuto delle mie nonne! 
Loro si che erano coraggiose. 
Nonna Rosa 10 figli (che coraggio!) e una guerra. 
Nonna Maria 6 figli e un marito lontano, in miniera!
Io a confronto sono la cosa più ridicola che esista. Una crisi economica che mi sta impoverendo, nessuna guerra nell’aria (per ora), due figlie viziate, coccolate, un marito premuroso, una bella casa.
Eppure...
... Oggi non sono felice.
Le mie nonne riderebbero se fossero ancora qui, e non si trattasse di me, la loro adorata nipote.
Io invoco comunque il loro aiuto.
La loro forza, la loro fierezza.
Il loro camminare a testa alta nonostante tutto! 
A differenza di me che la testa inizio ad abbassarla, persa nel mio dolore, nella mia disperazione.
Mi chiedo dove ci porterà questa dannata crisi economica.
Non mi sarei aspettato niente di più catastrofico.
La mia vita agiata diventerà di stenti, le mie bambine non avranno quello che ho avuto io.
Come potrò guardarle negli occhi quando non avrò i soldi per farle studiare?
E della mia vita cosa resterà… se non faccio che pensare a loro?
Cosa resterà di me se già oggi non sono più in me?
Forse sono già morta e questi non sono che degli echi... lontani... della mia anima inquieta.

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