lunedì 14 gennaio 2013

Ciao Jack

 

 

Piove

Piove.
Piove ancora...
Guardo dalla finestra il cielo plumbeo che scarica le sue lacrime di sangue, che vedo strisciare e rincorrersi lungo il vetro. Lo osservo e mi domando se ce l’abbia con me, se siano per me quelle lacrime. Poi chiudo gli occhi, piego la testa indietro e comincio a viaggiare, cullato dal rumore del temporale.
Un tuono.
Un altro.
Un altro ancora...
Non mi fanno trasalire, non più.
Rimango a occhi chiusi immerso nel mio viaggio fino a che la testa non comincia a girarmi come una giostra impazzita.
Maledetta cervicale! Avessi almeno con me le medicine...
Mi lascio cadere sul divano con la certezza che questa volta mi addormenterò. Mi addormenterò e sognerò un prato fiorito. Io correrò cullato da una leggera brezza, mentre tutto il mondo attorno a me sarà solo un’indistinta nebbia bianca, che avvolgerà ogni cosa in un gelido abbraccio.
Cosa penserà la gente un attimo prima di addormentarsi? Io non me lo ricordo più. Non penso più.
Non dormo più. Non faccio più un sacco di cose, da un sacco di tempo. La mia mente ormai trasmette solo una serie indistinta di immagini senza senso, e una musica, una stupida canzone che non riesco a togliermi dalla testa. Questa volta indugio molto a lungo, ma alla fine capisco che non dormirò neppure stavolta. Vorrei alzarmi, ma il mio corpo oggi sembra pesare una tonnellata. E poi, alzarmi per cosa? Per guardare la maledetta pioggia? Alla fine riesco a mettermi a sedere, ma le tempie iniziano a mandarmi segnali intermittenti di un’altra emicrania in arrivo. Che arrivi allora. La aspetterò qua. Immobile. Sul mio cazzo di divano.
Lo schermo vuoto del televisore riflette beffardo la mia immagine. Antiriflesso diceva il volantino del supermercato. Che andassero affanculo pure loro...
La testa mi scoppierà stavolta, ne sono quasi certo. Ho assolutamente bisogno di bere. Mi alzo a fatica e vado verso il frigo. Apro lo sportello e mi meraviglio di come faccia a stupirmi della luce spenta all’interno. E’ incredibile come certe cose entrino a far parte della tua vita, diventando così radicate che non puoi accettare che non ci siano più.
Uno, due, tre… Ancora tre bottiglie, poi rimarrò senza. Tre non sono molte, soprattutto perché ero convinto di averne ancora quattro. Quando l'ho finita? Non ho mai avuto buona memoria e poi adesso non conta più nulla.
Cosa farò dopo? Ci ho pensato tante volte, senza mai pensarci veramente. Dovrei uscire, ma fuori piove. Piove e io non ho modo di ripararmi. Mi bagnerò, inevitabilmente, anche se non voglio.
Che situazione assurda. Almeno riuscissi a dormire...
Decido che posso stare senza ancora per un po’, così richiudo il frigo.
Guardo la scarna mensola sopra il divano e mi maledico per non aver comprato più libri.
Osservo una copia de La divina Commedia. Aspetta, com'è che faceva? Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita… E poi? Niente, il vuoto. Avessi più memoria... Ma non ce l'ho. O almeno, non così buona da imparare un libro del genere, neppure se lo studiassi per un anno intero. Credo di averla letta... quanto? Dieci volte? O forse sono anche più? Ho perso il conto. Anzi, a essere onesti non l’ho mai tenuto. Mi chiedo a volte se si può perdere qualcosa senza averla mai tenuta... Immagino di sì. Immagino di aver perduto tante cose, a volte senza accorgermi neppure di averlo fatto.
E’ solo un’altra cosa che ho perso… Un’altra canzone, non mi ricordo di chi. Maledetta memoria. Avessi con me le mie penne e i miei post-it... Ma in fondo a cosa servirebbero? A conservare i ricordi? E per chi poi?
Vado di nuovo alla finestra e, tanto per cambiare, vedo ancora la pioggia, che non ha smesso per un istante di cadere. La vista mi tortura il cervello, come le unghie strisciate su una lavagna, ma non riesco a distogliere lo sguardo. L’incessante mormorio è quasi ipnotico. Devo fare qualcosa...
Torno di corsa al frigo e ne afferro una. Una miserabile, schifosissima, bottiglia d'acqua lurida. Io la odio quell'acqua, quel filo esile al quale si aggrappa il mio bastardo istinto di sopravvivenza. Il liquido sparisce in un lampo dentro la mia bocca arida. Il sapore è pessimo e lotto contro l’istinto di vomitare. Ripenso a una scena di quando ero ragazzo: il mio gatto che vomitava i croccantini e poi se li rimangiava. La cosa non mi aiuta. Mi giro e scarico sul pavimento il contenuto della bottiglia n° 3, accompagnato da una buona dose di succhi gastrici. Un filo di sangue colora il bianco della ceramica.
No, non farò come il mio gatto. Mi levo la maglietta sudata e ce la butto sopra. Che se ne vada affanculo.
Dal frigo aperto le due bottiglie superstiti sembrano quasi fissarmi. Due schifosissime bottiglie di schifosissima acqua lurida. Ecco quanto vale adesso la mia vita. Eppure, per quanto possa suonare bizzarro, per qualcuno non è mai valsa tanto.
Il pensiero per un attimo mi fa sorridere. E se quel “qualcuno” avesse ragione? Se avessi veramente sopravvalutato il valore della mia misera esistenza?
Guardo la porta, forse per la milionesima volta da quando è cominciato a piovere, e capisco che è arrivato il momento di arrendersi. Prima o poi doveva succedere. Era inevitabile. Mi avvicino e apro tutte le serrature. Spalanco l’ingresso e una folata, rossa come il sangue del demonio, mi investe in pieno. Sento milioni di spilli roventi conficcarsi nel mio corpo. Incurante di ogni sofferenza, allargo le braccia e comincio a correre, pensando al prato, al profumo dei fiori, alla brezza di un'estate del mondo che fu. Avanzo solo per pochi metri, poi cado a terra. Rimango in ginocchio, travolto dal dolore, ma sono felice. Sono felice mentre la pioggia mi inonda il viso. Mentre mi corrode gli occhi. Mentre mi divora la pelle. Mentre mi consuma i piedi. Mentre mi scava la testa, per liberarmi da ogni pensiero cosciente.
Perché non l’ho fatto prima? Maledetto istinto di sopravvivenza!
Ma ora, se mai l'ha avuta, tutto questo non ha più importanza.
Ora posso dormire... 


Scritto da Gianpiero Possieri



Sabato sera mi sono incredibilmente trovata ad apprendere la notizia che non ci sei più.
Il mondo in quegli istanti mi si è come fermato.
Ho cercato notizie su di te... ci conoscevo solo virtualmente, ma ormai i miei più cari amici appartengono tutti ad internet.
Non ne conosco i colori, l'odore, lo sguardo... ma li conosco molto, ma molto di più.
E tu facevi parte di questi pochi ma buoni amici.
Jack Shark, questo era il tuo nick name. Io mi chiamavo Black Mamba.
Me ne andai dal forum di scrittori in cui ti incontrai perché era troppo lontano da me... litigai con tutti ma tu prendesti sempre le mie difese, in modo molto delicato... ma mi difendesti...
Difendesti un serpente.
Eri una persona speciale.
Avrei tanto voluto che morisse Jack Shark e non Gianpiero Possieri!, Come morì Black Mamba, tanti mesi fa, abbandonando quel luogo.
Penso alla tua famiglia, alla tua dolcissima moglie, al tuo bambino... a te che hai trentasette anni e dovresti essere qui, maledizione!
Sono arrabbiata, furiosa, spaccherei tutto!

Che dire...

Non c'è niente da dire.

Spero tu non abbia sofferto troppo.

Spero che tu ora stia bene.

Ciao guerriero.

Per sempre nel mio cuore.

http://www.ibs.it/code/9788896746127/possieri-giampiero/fuoco-nell-anima.html

http://www.ibs.it/ser/serfat.asp?site=libri&xy=il+predatore+di+anime+in+fuga



2 commenti:

  1. E' bello ricordare le persone che ci piacciono,o ci piacevano,e che per qualche motivo ora non sono più vicine a noi.O sono nell'altra Dimensione.
    Pagel

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  2. ..bello e nobile,il ricordarle.
    Pagel

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