mercoledì 3 gennaio 2024

Diario di viaggio al Cairo, giorno 3: Museo Egizio - Cairo Islamico

Ed eccoci al nostro ultimo giorno. Da un lato sono felice di partire, non ce la faccio più di respirare aria pessima, sogno di ripulirmi i polmoni a Natale in montagna dove trascorrerò dieci giorni (da dove sto scrivendo in questo momento), però lasciare una città così diversa da ogni schema possibile e immaginabile è quasi doloroso. E' come se ci fosse stata data la possibilità di vivere una vita in più, una vita che essendo parallela a quella abituale ha come ingrediente l'immortalità. Questi giorni al Cairo non finiranno mai, eppure è arrivato il momento di tornare a casa.

Abbiamo il volo alle 22:30 di sera, perciò abbiamo un'intera giornata da vivere lì, così andiamo via dall'hotel all'ultimo minuto possibile (le 12:00) e ci facciamo portare dal nostro solo taxista al museo egizio. Non sappiamo se visitiamo il museo giusto, quello più famoso, ma il taxista insiste per portarci a vedere le mummie dei faraoni e andiamo in quel museo moderno dove, appunto, la principale attrazione sono queste 27 mummie che non sono proprio un granché da vedere, fanno abbastanza impressione, però abbiamo incontrato Ramses II (di cui abbiamo visto la statua gigante a Memphis) e la famosa Nefertari. Insomma, hanno 3500 anni e sono lì, in buccia e ossa, e sembra davvero incredibile. Sono tutti molto distinti, ed è suggestivo dove sono stati messi, sembra di entrare all'interno di una piramidi e viene un po' di claustrofobia.

Finito il giro delle mummie cerchiamo il tesoro di Tutankhamon, ma ci dicono che da poco è stato spostato (o forse hanno spostato i faraoni) ma non ci va di andare in un altro museo, così chiediamo cos'altro c'è da vedere e scopriamo che è tutto lì. Qualche sfingina, qualche tesorino, qualche sarcofago, insomma gira tutto intorno alle mummie. E dire che da fuori sembra un museo così grande imponente. Si riduce tutto al piano delle sfingi, sottoterra, e al piano terra. 




Abbastanza delusi ci rifugiamo nel bar del museo dove pranziamo con panini francesi e qualche dolcetto. Usciti chiediamo al nostro autista di portarci a vedere una chiesa scolpita nella roccia, ma rifiuta e ci propone il Cairo Islamico, così ci fidiamo di lui e andiamo a vedere questa parte della città che gira tutta intorno a una mosche immensa: Al-Rifa'i. Le stradine sono strettissime ed è una zona poverissima di negozi alimentari il cui livello igienico è al di sotto di qualsiasi soglia immaginabile. Il cibo è esposto all'aperto in mezzo a nugoli di mosche e polvere e smog che, ve lo giuro, a un certo punto pensavo di soffocare. Volevo proseguire e avrei camminato in quelle stradine per ore, ma era pieno di moto, motorini, auto, macchinine aperte che non saprei definire, tutte vecchie, scassate e senza catalizzatori. Non so davvero come facciano a vivere lì, io se avessi avuto una mascherina avrei resistito di più, perché è una zona davvero affascinante, Los Angeles dopo l'Apocalisse, negozi distrutti, auto incendiate e abbandonate, ricoperte di sabbia e polvere, cani, gatti, galline, caprette, asinelli, ai margini delle strade. Musica, gente radunata, un macello. Ma l'aria era irrespirabile, le ragazze si erano fatte irrequiete, avevamo anche paura di essere investiti da questi pazzi che sfrecciavano tra la folla a velocità incredibile. Un peccato, un gran peccato, forse bisognerebbe andarci la mattina presto e con una maschera antigas (o almeno una mascherina ffp2)


Fuggiamo da lì, un po' come siamo fuggiti dal mercato il giorno prima, e chiediamo al nostro autista di portarci in aeroporto, anche se l'aero partirà sei ore dopo. Per fortuna partiamo presto perché il traffico per uscire dalla città è assurdo, ci mettiamo molto tempo, poi il taxista sbaglia uscita in autostrada e per mezz'ora sembra non raccapezzarsi, finché non fa una manovra assurda in autostrada, tipo un'inversione a U e niente, ci porta in aeroporto. Noi baciamo il pavimento, e quando gli diamo i soliti 50 € più quello che ci è rimaste di lire egiziane (non molto, comunque più di quanto pattuito quotidianamente) questo se ne viene fuori che vuole 40 € in più per l'aeroporto. Insomma, non abbiamo contrattato anticipatamente l'ultimo giorno e siamo stati fregati, Perché con questo tipo di taxisti bisogna accordarsi prima, l'avevo letto, sennò ti fregano, e lui ci frega. Ci litigo, ma non c'è niente da fare. Alla fine, per farsi perdonare mi regala un ciondolino di San Giorgio e si mette a giocare con le bimbe con le statue fuori dall'aeroporto (vedi foto). Ci racconta anche di aver parlato sette volte con Gesù, in sogno...




Trascorro le due ore in aeroporto al gabinetto, un po' per la rabbia verso il taxista che reputavo amico invece ci ha spennati come gli altri, o forse per il cibo e l'acqua di quei giorni.

Il volo di ritorno comunque è piacevole, ci rilassiamo, arriviamo a Malpensa con un po' di ritardo e torniamo a casa alle 4 di mattina.

Ma che grande avventura.

Da ripetere sicuramente.

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