martedì 1 agosto 2017

Che tu sia per me il coltello


Una trama davvero originale. Nelle prime due parti, quasi la totalità del romanzo, si tratta di lettere; le prime sono scritte da Yair, che nota, senza essere ricambiato, la bella Myriam a un evento in cui lei è in compagnia del marito. Da allora viene ossessionato da questa donna. Le scrive delle lettere piene di pensieri, ricordi, traumi del passato, momenti che immagina di vivere insieme a lei; lettere intrise della sua follia. Lei incredibilmente gli risponde. Si lascia affascinare dalla mente contorta di quest'uomo che però ha anche una profondità inaudita e uno stile che... avrebbe conquistato chiunque. Ragazzi, stiamo parlando di Grossman :-)
I due protagonisti sono entrambi sposati, hanno entrambi un figlio e una vita che inizialmente sembra normale, e che invece si rivela complicata, forse come quella di ognuno di noi.
Un bel romanzo, coinvolgente e soprattutto adatto al periodo in cui viviamo, in cui si moltiplicano gli amori nati in chat, per non parlare delle relazioni extra coniugali. Questo mi ha fatto pensare quanto possa essere potente un sentimento nato da un incontro spirituale, mentale, anche se nella maggior parte dei casi rimane platonico. La penna (nel caso dei nostri tempi la tastiera) è un'arma potentissima, non a caso nel titolo è citato il coltello.
Davvero un romanzo interessante, unico nel suo genere, lievemente claustrofobico. E' sempre faticoso entrare in una mente "malata", io che sono già un po' pazza di mio ho sofferto molto.
Ma quanto fascino.
Leggetelo :-)

2 commenti:

  1. I libri a trama parzialmente epistolare-retaggio di gloriose letterature ottocentesche-risultano spesso più intensi degli altri;è affascinante,e al contempo un po' inquietante,immergersi nelle psicologie profonde dei protagonisti.Ma forse questo accade perchè abbiamo paura ad affrontare il mare aperto dell'animo umano.Molto più comodo rimanere ancorati saldamente alle due-tre nicchiette,pure un po' tediose,ma rassicuranti,in cui la morale comune racchiude e delimita,con paletti al filo spinato,le nostre vite,a volte scialbe proprio per questo motivo.Che dire...vivere è un rebus,c'è poco da fare.Vegetare è molto più facile.Evviva questi grandi scrittori : ) Si,hai ragionissima,i rapporti nati da grosse intese spirituali di solito restano platonici,quantunque siano,non di rado,caratterizzati da intensissime emozioni,nonchè coinvolgimenti emotivi da sturbo.C'est la vie. :) Pagel

    RispondiElimina
  2. Se non fossi cosí piccola e """ignorante""" lo leggerei. Nr ho sentito parlare, il titolo mi ricorda qualche poesia che devo aver letto, peró penso di sbagliarmi.

    ~AleyXia

    RispondiElimina