mercoledì 24 maggio 2017

Madame Bovary



Quando alla fine di un romanzo penso a Michela, quando penso a come abbia potuto andarsene senza aver prima letto un simile libro, vuol dire che ho letto un capolavoro. Il sintomo successivo è un lieve senso di smarrimento. Come potrò vivere senza questa lettura accanto? Chi accarezzerà i miei pensieri prima di addormentarmi?
Ed eccomi qui a parlarvi di Madame Bovary, il capolavoro di Flaubert. Flaubert, con la sua penna ricercata e libera, che se ne sbatte degli editor contemporanei che ti esortano a non cambiare MAI il punto di vista in uno stesso capitolo, o sei un dilettante. Flaubert se ne fotte e passa da un punto di vista all'altro come più gli aggrada, ed è uno dei più grandi scrittori dell'800. Il tema è di estrema attualità, quasi un ammonimento alle donne a non farsi false illusioni. La vita matrimoniale è quella lì, quindi se avete altre ambizioni non mettete su famiglia o la sfascerete. Un tempo era più difficile, ma oggi una può realizzarsi pienamente restando libera.
Madame Bovary, una donna bella e colta, ambiziosa e inquieta fa l'errore di sposare - per noia - un uomo semplice. Di quelli che si accontentano delle piccole cose che la vita gli offre, che a volte sono anche grandi, come la donna che gli è capitata, ma che continuano a trattare come sono capaci. Charles Bovary, medico senza pretese di un piccolo paese, si fida degli altri, fa il suo lavoro con serietà, asseconda la moglie come può; ho letto critiche asprissime verso questo personaggio che in realtà secondo me non ha alcuna colpa. Lui è così, e non ha capito sua moglie. E anche se l'avesse capita, non avrebbe potuto far niente per accontentarla. Lei era incontentabile, affamata di emozioni che divorava e che da dentro si cibavano di lei. Ne esco stravolta, vi dico la verità. Le riflessioni durante la lettura si accavallano e non è facile arrivare alla fine sereni. Molto belli i personaggi secondari, gli scambi tra il prete e il farmacista verso la fine sono esilaranti. E niente, devo rifletterci un altro po'. La cosa certa è che non ho scelto io di leggerlo. Mi ha scelto lui e aveva un grande messaggio per me. Mi ha dato molto e soprattutto ha ispirato la nascita di un nuovo romanzo.
E' un annuncio ufficiale: ho ricominciato a scrivere; maledite pure Flaubert :-)

1 commento:

  1. Come sempre ecco qui una ennesima splendida recensione,e pure di un romanzo iper-notorio,un romanzone che ha sempre stimolato discussioni e scambi di opinione su tematiche piuttosto sentite nell'immaginario collettivo.Il panorama umano del libro è proprio un sempreverde:individui che vivono una vita tranquilla,o si sforzano di farlo,altri che si infervorano nell'altruismo o nel coltivare le proprie mete,altri che combattono la loro lotta quotidiana con l'universo instabile e traballante delle emozioni,legate a loro volta a esperienze disparate-fugaci o durature- Volere o volare tutti,alla fine,siamo un miscuglio inquietante di Madame Bovary e del suo solerte coniuge...e a seconda di quale ( e quanto) delle due metà prevale,indirizziamo la nostra vita-scandita spesso in fasi altalenanti- lungo traettorie ora melensamente ripetitive,ora vertiginosamente eccitanti (e potenzialmente perniciose) Ma dopotutto,possiamo sempre cavarcela con un bel "vive l'Amour!" Non saremo nè i primi,nè gli ultimi a esperire questa altalenanza interiore,questo dissidio petrarchesco;e come dicono i Francesi,non drammatizziamo : tout passe,tout se casse,tout se remplace (= tutto passa,tutto si rompe,tutto si rimpiazza) Pagel

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