mercoledì 18 settembre 2019

DAY 4. Osservatorio e Venice Beach



E' il giorno di Pasqua ma noi non ce ne accorgiamo. A Los Angeles la Pasqua è un giorno come un altro, tutti i negozi e i supermercati sono aperti, il traffico è il solito tormento e non esistono le uova di cioccolata.
Finalmente ci svegliamo a un'ora decente, qualche minuto dopo l'alba. Il jet-leg si sta dissolvendo e la giornata appare più semplice. Facciamo colazione sul mobiletto della sala :-)



e poi partiamo per l'Osservatorio; in dieci minuti raggiungiamo il parcheggio grande ai piedi della collina. Arriviamo presto, prima delle 9, e troviamo subito posto. Quasi senza aspettare il resto della famiglia mi incammino verso la strada asfaltata ma Giorgio, che è un filo più attento di me, mi indica un percorso pedonale sterrato. Stupita, quasi offesa, dico che non credo porti all'osservatorio. Incredibilmente ha ragione lui. Così lo imbocchiamo - io sempre un po' titubante - e ci ritroviamo su un sentiero al sole che mi ricorda tanto la Calabria (anche diciassette anni fa la California mi ricordava la Calabria, anche se in quel sentiero non c'ero mai stata).




La salita è di circa mezz'ora, la nostra dura un po' di più perché ci fermiamo qua e là a scattare foto, soprattutto quando scorgiamo la famosa scritta di Hollywood.




Arrivati in cima rimaniamo incantati dalla vista sulla città. In pratica si vede quasi tutta e toglie il fiato per la sua immensità.
Entriamo all'Osservatorio che non è un granché. La principale attrazione del luogo resta la sconfinata Los Angeles vista dalla collina di Hollywood.




Pranziamo in un fast food dentro l'osservatorio e poi decidiamo di andare a Venice Beach. Impieghiamo quasi un'ora a causa del traffico infernale sulla Freeway, parcheggiamo all'altezza del Nouvelle Caffè, un locale dove mi rifugiavo da ragazza che purtroppo ha lasciato il posto a una lavanderia :-(
Venice è sempre affascinante e scanzonata, con le bancarelle sul lungomare, la spiaggia che si estende a perdita d'occhio.



Ci avviciniamo a un gruppo di persone che fanno musica. Perfetti sconosciuti che seguono lo stesso ritmo. Ci sono delle tende, molte birre, ognuno con il proprio strumento improvvisa una melodia e chi non suona balla, ed è meraviglioso. Balliamo anche noi e Giorgio, che non sa ballare, rimpiange di non aver portato il violino. Mi preoccupo per le bambine che respirano passivamente più marijuana di quanto non sia accaduto nei giorni precedenti. A Los Angeles l'hanno legalizzata e la fumano tutti. Lì, sebbene ci troviamo all'aperto su una spiaggia, sembra di essere all'interno di una nube tossica. Giulia inizia a cantare una canzone della Carrà - che non so, giuro, dove l'abbia ascoltata - e quando fa così vuol dire che ne ha respirata troppa, così lasciamo il gruppo a malincuore e proseguiamo la nostra passeggiata.
Le bancarelle sono sempre originali, quella che supera tutte, che ci suggerisce una possibile prossima professione, è quella gestita da un uomo con l'aria da Gesù Cristo, seduto su una poltrona, con accanto un cartello che dice: ASK ME ANYTHING. 1 dollar.
Insomma Venice ci conquista con quell'aria un po' decadente ma esclusiva, di anni settanta che sopravvivono cocciutamente ai duemila, con la sua voglia di libertà che trasmette in chi ci trascorre anche solo qualche ora.



Rovino un po' di quella sensazione magica perché convinco la famiglia a fare un giro sulla Promenade di Santa Monica. Volevo rivedere l'altro Trastevere, quello in cui avevo chiesto lavoro nel 2002 e che mi aveva indirizzato a Hollywood. Purtroppo la Promenade è un po' come il corso di qualunque posto di mare, con i negozi e i ristornati, ma ci fermiamo poco e torniamo a casa a un orario più che decente, molto vicino al tramonto :-)

1 commento:

  1. ..pittoreschi scorci californiani,sapientemente descritti,come in alcune memorabili pagine di "Che ne sai dell'amore " :))) Pagel

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