venerdì 2 ottobre 2015

2 ottobre: festa dei nonni

Nonna Maria, mia nonna. Una donna forte, lo sguardo severo e un sorriso gioioso. Circondata da fiori e dai nipotini trascorreva le sue estati tra una seggiolina su cui preparava i mazzetti di garofani e la cucina. Pipi chini e pruppetteddi al ritorno dal mare. Ogni sera dovevamo sfilarle davanti prima di uscire, doveva essere certa che i suoi nipoti fossero i più fashion di Melito. Nonna Maria e i suoi sorrisi con la mano davanti, i suoi occhiali che toglieva solo per minacciarci con lo sguardo quando eravamo incontenibili, la permanente brizzolata, i suoi grembiuli a fiori. Altro che nonne moderne vestite da cat woman. 

Nonno Mico. Un passato da attore mancato, i suoi capelli bianchi con l’onda sempre impeccabile, la schiena dritta anche quando la silicosi – eredità di una vita bruciata nelle miniere – lo soffocava. Nei ricordi più lontani lo vedo arrivare sul suo ciao amaranto con una montagna di garofani dietro il sellino. In quelli più vicini se ne sta seduto sul divano, la tv accesa ma gli occhi estasiati su mia nonna. L’ha adorata fino alla fine. Ogni tanto vedeva la Madonna e alcuni racconti narrano le sue fughe al mendulari; quando c’era un terremoto, si rifugiava sotto un mandorlo. Dicono che abbia battuto la testa da giovane, per questo ogni tanto andava in corto. Ma vista la follia che aleggia sulla sua famiglia (che poi è anche la mia) direi che forse era proprio così, anche senza colpo in testa.


Nonna Rosa… l’ultima volta che l’ho vista avevo poco più di un anno. La ricordo nelle foto da anziana, con gli occhiali e lo sguardo buono. Uno chignon bianco. Nella foto che ho in camera invece è una donna giovane e forte, lo sguardo fiero, il volto che assomiglia impressionantemente al mio, incorniciato in una capigliatura bruna. Di lei so che era una donna molto dolce. In tempo di guerra ospitava gli sfollati e offriva loro quel poco che già divideva con i suoi nove figli. In realtà ne aveva partoriti dieci ma la prima figlia morì che aveva pochi mesi, e da vecchietta – anche se Rosaria non c’era più da mezzo secolo – mia nonna la cullava. Aveva nove figli, venticinque di nipoti, ma lei cullava quella bambina perduta.

Nonno Ciccu, l’ultima volta che l’ho visto mi mancavano tredici anni per nascere. Chissà perché i nomi dei nonni li abbreviavano e quelli delle nonne no? Ovviamente i miei nonni maschi si chiamavano Francesco e Domenico come i miei fratelli. Io sono una Rosa Maria mancata, ma ho recuperato con i secondi nomi delle mie figlie.

1 commento:

  1. Che belle immagini,i tuoi quattro nonni,così come li vedi e leggi tu,nel tuo linguaggio del cuore :) I nonni lasciano una traccia indelebile nella memoria affettiva dei nipoti che sanno apprezzarne tutta la bontà ed umanità. Pagel

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