venerdì 28 novembre 2014

Ultimo mese da trantanovenne: giorno 2

Mia nonna.
Mia nonna che per me non rappresenta solo una donna, una madre elevata al quadrato, ma anche un angolo di questa Terra al quale mi sento molto legata. Che se qualcuno mi chiede di dove sei, io pur essendo nata e (ahimé) cresciuta a Milano e avendo un padre siciliano, dico: CALABRESE.
Mia nonna Maria e la Calabria.
Lei che quando veniva a Milano, dormiva in camera con me.
Sapeva che soffrivo di solitudine, che dormire in camera da sola l'ho sempre vissuto come una punizione, allora ogni tanto veniva, per farmi dormire serena.
La sua presenza doveva rasserenare anche mia madre, che proprio in quei giorni smetteva di praticare lo sport di quei tempi: malmenare i figli per placare le proprie isterie.
Nonna Maria, che bloccava mia madre con uno sguardo, per me era la regina del mondo.
Quando andavamo a trovarla in Calabria, tutte le estati e a volte anche a Natale, appena ci vedeva sbatteva due uova.
"Comu siti scarsi, mari figghioli..." diceva, osservando preoccupata i nostri visi color verde/milano.
Il suo compito era di farci ingrassare - al più presto! - e prendere colore. Nutrirci di pipi chini,  pruppettedde e pasta e fagioli, delle sue risate senza ritegno (tutto ciò che mi  è rimasto di lei) e i profumi dell'aria...
Profumi bianchi, al gelsomino.
Profumi verdi, al bergamotto.
Profumi blu, all'acqua di mare.
Non un mare qualunque: IL Mare.
Mia nonna che era anche mare, oltre che terra e madre, quel mare che esiste solo lì, sulla punta più estrema dello stivale.

Mia nonna che rappresentava la forza, la potenza.
Mia nonna che non aveva paura di nulla. Che non ebbe paura di morire, a ottant'anni. Si comportò come aveva sempre detto: "quandu voli u signuri, sugnu cà".
Dormì due giorni, poi con un vortice d'aria fresca che buttò per terra i fiori, si liberò.
Solo allora realizzai la più atroce delle verità.
A 19 anni.
Se era morta lei, che era la persona più forte del mondo, allora saremmo morti tutti.
Ma mi guardai allo specchio e anziché il mio volto, incontrai quello di mia madre.
Mia madre si guardò allo specchio, e ci trovò sua madre.
Un ciclo si era concluso alla perfezione.
Aveva sempre venduto garofani sull'uscio di casa, mia nonna.
Quando se ne andò, decise di farlo con i fiori.

1 commento:

  1. E' sempre emozionante e costruttivo leggerti. Un abbraccione.
    Alessandro Pagella :) (alias Pagel)

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