lunedì 13 aprile 2015

E come ogni 10 aprile...

4 anni fa a quest'ora fuori c'erano 30 gradi e io mi apprestavo a trascorrere la notte più in bianco della mia vita.
Giorgia era andata a casa con i nonni, che per consolarla la rimpinzarono di dolcetti facendola vomitare tutta la notte.
Giorgio era tornato a casa da solo, e per consolarsi o brindare o semplicemente per riuscire a dormire si prese una sbronza micidiale, anche se non me lo confessò mai. E comunque il mattino dopo si presentò pallido e puntuale, ed era quella la cosa importante.
Si aprì l'ascensore al settimo piano del San Raffaele, zaino in spalla, mente vuota e mi trovò lì ad aspettarlo. Esattamente nel punto in cui mi aveva lasciata quella sera di 4 anni fa.
Una notte trascorsa a coccolare un pancione che non avrei rivisto mai più, a camminare avanti e indietro per i corridoi del reparto maternità,
a imparare a memoria i nomi sui fiocchi fuori dalle altre stanze, a immaginare il suo volto, a sperare che mi partisse un travaglio spontaneo per poter correre in sala operatoria e darla alla luce sì con un taglio cesareo - come pretesi fermamente - ma almeno nel giorno scelto da lei.
Perché quando la vidi nascere ricoperta di bianco, con gli occhi infossati in un sonno profondo, il nasino schiacciato - uh! Come dormiva bene - e un peso ben al di sotto degli stimati 3.160 Kg di sua sorella, ebbi un lieve senso di colpa.
La feci nascere di 37 settimane anziché 40, ma trovò subito una mamma felice, riconoscente, arzilla.
E fu il miglior modo per farmi perdonare :-)

1 commento:

  1. Queste tue narrazioni di episodi realmente vissuti ed autobiografici sono illuminanti e aiutano chi legge a relazionarsi interiormente con le meraviglie della Vita,e per meraviglie intendo l'Universo stupendo dei sentimenti e delle emozioni più memorabili,nella loro costruttiva intensità. :) Pagel

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