I suoi predecessori gli hanno steso metri e metri di tappeto rosso, suonato trombe, liberato colombe.
Lo conosco in maniera miracolosa, poi lo incontro a una festa in casa mia, negli unici sei mesi in cui vivo da sola.
La gentilezza fatta persona, così a modo che penso che sicuramente è gay, come tutti gli uomini migliori.
Ma il giorno dopo mi telefona, al mio compleanno mi fa gli auguri suonandomi al telefono una musichetta al pianoforte che fa partire il fax...
Mi invita a festeggiare con lui e i suoi amici il capodanno, alla festa sono tutti gay.
Dopo due giorni lo invito a cena a casa mia, scongelo due confezioni di salti in padella - a ventinove anni cucinavo così - poi andiamo dalla mia amica sposina giù al primo piano, che mi dice "questo è il migliore di tutti" e io le rispondo "ma non siamo insieme, è gay".
E invece aveva ragione lei.
Dopo sei mesi vivemao insieme, io intanto aspettavo che tirasse fuori il lato brutto del suo carattere.
Dopo 11 anni, di cui 10 e mezzo di convivenza e due figlie, sono ancora qui che aspetto.
Giorgio, l'uomo più gentile dell'universo, il più felice, buono - non gli ho mai sentito dire una cattiva parola su nessuno - onesto, umile, fantasioso, leggero, ironico, intelligente, dolce, carismatico, è il mio uomo.
E io, che sono sempre scontenta di tutto, non sono scontenta di lui.
Anzi, mi ripeto che non lo merito.
Che la mattina si sveglia un'ora prima per preparare la colazione a me e alle bambine, che mi vizia in tutti imodi, che mette la mia felicità prima della sua. Che mi dice che è felice delle bambine, ma che più di tutto è felice di me.
Non lo merito, ma ringrazio la vita, che è stata molto gentile con me :-)
Dal mio romanzo inedito:
2
Aveva conosciuto
Giorgio tre mesi prima su internet; non in uno di quei siti appositamente
dedicati agli incontri di coppia, figurarsi, Giulia quei covi di assatanati li
evitava come la peste.
Giorgio
aveva trovato il suo blog per caso; era una calda notte di fine estate, e lui era
incappato per sbaglio in una sua poesia mentre navigava alla ricerca di nuove
idee per la creazione di un sito web. Non era solito lasciare segni dei suoi
passaggi virtuali negli innumerevoli siti in cui scivolava, ma quella volta gli
sfuggì un breve commento, al quale lei non esitò a rispondere.
Giulia si
stupì molto per quell’incontro, così gli chiese come avesse fatto a sbucare dal
nulla in quel modo. Era davvero
impossibile scovare quel suo rifugio segreto, a meno che non se ne conoscesse
il link.
Lui le rispose
con una lunga lettera, in cui le parlò del nulla…
Così,
quasi senza accorgersene, si trovarono a scriversi delle
e-mail a cadenza settimanale, in cui lui le raccontava del suo amore per la
musica e lei gli parlava di poesia.
A nessuno dei due era venuto in mente di invitare
l’altro a prendere un aperitivo, ad esempio, per incontrarsi davvero, sebbene
abitassero ad una trentina di chilometri di distanza. Fino a quando non si
scambiarono un invito nello stesso identico istante.
Erano trascorsi quattro mesi da quel loro fortuito
incontro, e mentre lui le scriveva che il ventitré dicembre avrebbe suonato col
suo Quartetto a Milano, e la invitava al concerto, lei, nello stesso momento,
lo invitava alla festa che aveva organizzato proprio per quella sera a casa
sua.
Era evidente che la vita aveva scelto per loro una
data; avrebbe potuto evitare, però, di comunicarlo a entrambi nello stesso
identico istante!
Decisero così, rigorosamente tramite e-mail, che si
sarebbero incontrati dopo il concerto di Giorgio, alla festa di Giulia.
Così Giulia arrivò alla sera di quel ventitré
dicembre, maledicendo Fabrizio e fantasticando su Giorgio.
3
Tre ore prima dell’inizio della festa, Giulia si
trovava in fila alla cassa del supermercato vicino casa, con un carrello
strapieno di cibarie, dieci persone in fila prima del suo turno e un tempo
d’attesa di almeno mezz’ora. Aveva pochissimo tempo per correre a casa, dare
una rassettata generale, preparare tartine e dolcetti, spargere le candele e
accogliere gli ospiti!
Ma anche quella volta il tempo fu clemente con lei.
Era una sua qualità innata quella di riuscire ad
arrivare sempre puntualissima, nonostante i contrattempi, ai suoi appuntamenti.
Alle dieci di sera, quando iniziarono ad arrivare
gli ospiti, aveva appena passato il rossetto sulle labbra, e ogni cosa era
magicamente al suo posto.
Iniziò a convincersi di avere la capacità soprannaturale
di rallentare il tempo, e poi dilatarlo; di volgerlo insomma sempre a suo
favore. Anche sforzandosi non riusciva proprio a trovare un’altra spiegazione a
quell’altalena temporale!
Gli ospiti iniziavano ad arrivare, a processione.
Dapprima le amiche, coi loro complimenti di routine
come-hai-addobbato-bene-casa, che-bella-cera-che-hai, cosa affatto vera poiché
la sua stanchezza era evidente anche con due centimetri di fondotinta; poi
arrivarono i ragazzi, prima i suoi amici, poi gli amici delle mie amiche.
Ma l’ospite più atteso tardava ad arrivare e
l’ansia saliva vertiginosamente. Era il suo primo appuntamento al buio!
Tutto ciò che conosceva di quell’uomo era il suo
nome, Giorgio, che di mestiere faceva il violinista - qualcosa che apparteneva
a un’altra epoca, così affascinante! - che aveva praticamente la sua stessa età
e non abitava molto distante da lei.
Non riusciva a immaginarselo fisicamente, non aveva
mai visto una sua foto né sentito la sua voce. Si erano scritti una quindicina
di e-mail in quei mesi, nelle quali entrambi avevano evitato di descriversi esteriormente
ma dalle quali era trapelata una rara gentilezza di lui… qualcosa a cui lei non
era abituata.
In genere chiunque la incontrasse la invitava a
uscire il giorno dopo; lui non lo aveva fatto. Era questo che più di tutto la
incuriosiva.
Non sapeva se fosse un bel ragazzo o meno, e
nemmeno se fosse già impegnato. Ovviamente sperava che fosse bellissimo e
single… in qualunque caso sarebbe diventato importante per lei. Non le fosse
piaciuto fisicamente – o fosse stato sposato - sarebbe diventato quantomeno il
suo migliore amico.
Poco prima della mezzanotte suonò il citofono.
Dall'altra stanza le sue amiche cinguettarono Giulia-corri-sono-arrivati!,
oddio-che-emozione-che-emozioooneee!, e lei corse, il tempo le venne incontro rallentando
impercettibilmente… riprese fiato, rispose:
«venite!» con forse troppo entusiasmo.
Ebbe giusto
un attimo per guardarsi allo specchio: i capelli non le stavano affatto
bene, e quegli occhi stanchi… le ricordarono gli occhi che aveva giurato di non
volere rivedere mai più!
Li aveva truccati troppo.
Sei mesi… erano trascorsi appena sei mesi dalla
fine dell’incubo.
Come era riuscita a fuggirne?
Abbassò lo sguardo.
Si guardò nuovamente allo specchio, con una
tristezza infinita.
Ne era fuggita davvero, o stava solo sognando?
Giulia-vieni-sono-arrivati! Provò a scuoterla
Michela.
Giulia guardò sua sorella, riflessa nello specchio.
La vide svanire.
Due mani le cinsero la vita.
Un bacio sul collo.
«Sei bellissima», le sussurrò David, sfoggiando il suo sorriso migliore, «stasera faremo scintille.»
Giulia odiava quel sorriso.
Giulia odiava Los Angeles.
Gli incontri belli del Destino esistono. Con tanto di trame imprevedibili. :)
RispondiEliminaPagel