venerdì 31 dicembre 2021
Old Year Farewell
lunedì 15 novembre 2021
Una banconota da 5 Euro
Un pomeriggio a Cologno Monzese
La luna e i falò
11 anni senza di te
Michela era una ragazza molto dolce. Era allegra e spensierata, a differenza mia che sono sì allegra ma ansiosa. Soffro d'ansia dall'infanzia, e lei mi diceva sempre: "Ma sì, cosa vuoi che sia. Non ci pensare". Lei era così, viveva il presente senza flagellarsi di malinconia o preoccuparsi per il futuro. Viveva con leggerezza, bellezza, armonia. Aveva quell'unica mania della linea, ci teneva a essere magrissima e rinunciava ai piaceri del cibo. Ogni volta che ordinava una pizza senza condimento ci litigavo.
Michela era una persona sincera, semplice, ironica. Aveva quel difetto di chiudere per sempre con le persone quando la facevano arrabbiare. Ce ne voleva per farla arrabbiare, ma quando succedeva chiudeva per sempre. Una cosa inconcepibile per me, che faccio tanto baccano ma due giorni dopo una litigata ne dimentico il motivo, ma io e lei eravamo diverse. Per questo eravamo inseparabili.
Michela era una ragazza molto buona, molto bella, molto sfortunata. È morta per un errore medico, per un tumore al seno diagnosticatole con un anno di ritardo.
Michela era una persona unica nella mia vita, come una sorella e io le parlo ancora, le parlo sempre, perché senza di lei non saprei chi sono io.
Sono passati 11 anni. Pioveva anche allora.
In un angolino dentro di me piove sempre da allora
martedì 27 aprile 2021
Cambiare l'acqua ai fiori di Perrin
L'arminuta di D. Di Pietrantonio
La storia è quella di una tredicenne che dopo essere cresciuta con la zia, viene restituita alla famiglia d'origine. L'arminuta, in abruzzese: la ritornata, farà i conti con la miseria a cui non era abituata, ma conoscerà i suoi fratelli, la sorella che diventerà la sua forza, e scoprirà il motivo per cui la famiglia adottiva ha rinunciato a lei. Triste, struggente nella sua semplicità, delicato.
Non lo rileggerei
Soffocare di Palahniuck
odo da farsi salvare da qualcuno e in qualche modo farsi adottare (chi ti salva è come se ti rimettesse al mondo).
lunedì 26 aprile 2021
Il rosso e il nero
Ogni tanto ho bisogno di leggere un classico, di questo libro ne ho casa due copie, di due edizioni diverse, entrambe mi guardavano con impazienza. Le temevo, lo ammetto, a differenza dei russi i francesi mi fanno un po' paura. Infatti è stata un'agonia, le prime 400 pagine un supplizio. Le parti più approfondite riguardavano la politica di quegli anni, e io di giacobini, giansenisti, Napoleoni, Carlo III e vari Luigi qualcosicesimo non ne capivo nulla.
Julien era un frustrato, soffriva di qualcosa per me incomprensibile, il divario sociale che lo distingueva dalla nobiltà. Egli stesso si disprezzava per essere, come lui stesso si definiva, un plebeo, un quasi prete che viveva in casa di famiglie nobili alla stregua di un domestico. In entrambe le famiglie che l'hanno ospitato ha sedotto due donne, forse per amore, forse per tentare di fare il salto, chi lo sa. Ma il suo modo di ragionare ai miei occhi di quarantaseienne del XXI secolo risultava insopportabile e ridicolo. Mi ama, no non mi ama, a sì mi ama, non l'amo più, ah no l'amo ancora ma lei non mi ama più, devo dimostrarmi più forte così mi ama. L'amore visto come una lotta, una questione d'orgoglio e d'onore. Immancabilmente le due donne si innamorano perdutamente di lui, il bel musino vince su tutto anche nel 1830, come nelle migliori soap opera. Ammetto la mia ignoranza per quanto riguarda la parte storica, sarà per questo che ho apprezzato solo le ultime 140 pagine, soprattutto il finaleAnche questa è andata, finalmente mi concederò letture più semplici
Le lacrime di Nietzsche
Mi aspettavo di più. Carina la storia, tre medici/filosofi/psicologi grandiosi (Breuer, Nietzsche e Freud) si incontrano - sembra una barzelletta - e tirano su una storia semplice, di uomini di mezza età in crisi: uno perché sposato e si prende una sbandata per una sventola di 21 anni, l'altro, sempre di mezza età, misantropo convinto, si prende anche lui una sbandata per una bella 21enne. L'unico che si salva è Freud, ma nel racconto è ancora giovane e puro. Insomma, la trama l'ho trovata piuttosto banale, l'ambientazione scarna - siamo sempre o nello studio di Breur o nella stanza di ospedale di Nietzsche o a casa di Breuer - non fosse per il pensiero degli studiosi che emerge di tanto in tanto sarebbe di una noia mortale. Forse è colpa mia che avevo troppe aspettative, sono affascinata dalla filosofia, dalla psicologia, dalla narrativa
di qualità. In questo libro ho trovato poco - ma proprio poco - di tutto questo.
Le braci
Finalmente un libro di quelli che piacciono a me, una storia semplice, onesta, piena di spunti di riflessione. Si svolge tutta in una notte, due amici si trovano dopo 41 anni e discutono con l'eleganza tipica degli anziani; gentilmente ma con fermezza si chiariscono - anche se conoscono entrambi la verità.
L'amica geniale
Alla fine li ho letti tutti e quattro. I primi due li ho letti a fatica, soprattutto il secondo l'ho trovato una specie di telenovela, inutilmente prolisso. Poi però ho letto il terzo e ho iniziato a sognare Michela. La storia di queste due amiche, soprattutto nella fase adulta, mi ha fatto pensare a come avrei vissuto io se la mia amica geniale non mi avesse lasciato a 35 anni. Così la notte sognavo lei, e non facevamo niente di speciale se non essere amiche per la pelle. Più leggevo e più vedevo noi due, la nostra complicità in un'età che la vita non ci ha concesso di attraversare insieme.
Zia Mame
Non potevo farmi un più bel regalo di Natale. Un libro leggero che leggero non è. Col sorriso e in maniera molto chic e sopra le righe la nostra cara Mame manda a quel paese tutti i razzisti, gli omofobi, gli ottusi, i nazisti, i bigotti e lo fa negli anni '50. Oggi sarebbe anche facile ma a quei tempi!
Cara zia Mame, coraggiosa e ottimista, amante dell'arte e della bellezza, quanta gioia di vivere si respira tra le tue pagine!Mi mancherai
mercoledì 21 aprile 2021
L'arte perduta dell'ossessione
caldamente la lettura di questo capolavoro sommerso
giovedì 18 marzo 2021
Un anno di Covid
Non scrivo da un po'.
Siamo ancora in piena pandemia, dopo un anno credo che questa sia la terza ondata. Le scuole sono chiuse, i negozi sono chiusi tranne gli alimentari, i tabaccai e per fortuna l'edilizia. Sono chiuse le palestre e le piscine. Personalmente ho meno paura rispetto a un anno fa, si va in giro con le mascherine chirurgiche, nei luoghi chiusi si usano le FFP2, ci igienizziamo, teniamo le distanze, si esce solo per lavoro o corsa/passeggiata o per fa fare i bisognini al cane. La vita sociale è azzerata, non che mi dispiaccia, però mi mancano le feste con i parenti ai compleanni, non vedo le mie nipoti dalla vacanza al mare di luglio. Chissà come sono cresciute in 9 mesi. Giorgia in questi nove mesi si è trasformata.
La vita è un po' più triste per tutti, le bambine sono serene perché non sanno quante occasioni di crescita si stanno perdendo, soffro io al posto loro. Ecco, soffro più che altro per loro, io e Giorgio stiamo anche bene così, la sera beviamo la birra in taverna e ci sembra di essere al pub, il giorno pranziamo in giardino, tanto ci basta per essere felici. Siamo gente di mezza età, né troppo giovani né troppo vecchi, fermerei il tempo se potessi. Anzi, forse l'avrei fermato sei anni fa che di anni ne avevo 40 e le bambine erano piccole ma autonome. Giorgia mi sta facendo impazzire con l'adolescenza, ma lasciamo perdere.
Mi dispiace per i nonni che si stanno perdendo la gioia di vedere crescere le nipoti, tutto questo isolamento li sta facendo rincoglionire e deprimere un po' tutti e quattro.
Chissà quando ne verremo fuori.
Oggi vado dal kinesiologo che rimetterà a posto la schiena, di solito ci vado una volta all'anno ma il maledetto Covid ha fatto slittare tutto. Va be'.
Chissà quando ne usciremo.
In questi giorni aggiornerò il blog con le vecchie recensioni e, se lo trovo, il mio messaggio di inizio anno (niente di eclatante, come al solito). Ho iniziato l'anno leggendo molto e con molti progetti per i miei libri, sto facendo partecipare Rapita ad alcuni concorsi, sto sistemando Maria e scrivendo un nuovo racconto per bambini. Si intitola "Il museo del Tempo" ed è un fantascientifico. Lo farò illustrare a Giorgia, ha fatto un bel salto nel disegno come Giulia l'ha fatto col violino.
12 anni fa Michela diventava mamma.
Non mi lamento, ma quanto mi manca la normalità.